• Dino Campana nacque a Marradi, vicino a Faenza ma in provincia di Firenze, il 20 agosto 1885.
    Su padre era un tranquillo maestro elementare; sua madre, una donna fortemente nevrotica, che ebbe sempre nei confronti di Dino un atteggiaento di istintivo rifiuto, mentre pediligeva il secondogenito. Forse anche per questo il futuro poeta rivelò ben presto un'indole inquieta, ma anche una straordinaria sensibilità.
    Dopo il liceo a Faenza, dal quale fu allontanato per problemi comportamentali, finì per ottenere il diploma nel liceo di Carmagnola, vicino a Torino. Per decisione paterna, frequentò frequentò poi corsi di chimica all'università di Bologna e a Firenze. Ma, incapace di adattarsi alla normalità, per le sue stravaganze ebbe a che fare spesso tanto con la polizia quanto con le istituzioni psichiatriche: nel 1903 fece la sua esperienza del carcere a Parma per gesti violenti, e tre anni dopo ci fu il primo internamento nel manicomio di Imola.
    Intraprese poi alcuni viaggi in Europa (Italia settentrionale, Svizzera, Parigi) per poi recarsi in Argentina nel 1908, ove sembra che uno zio fosse disposto ad accoglierlo.
    Lo stesso anno, però, era di nuovo in Europa, prima in Belgio e poi in Francia, dove venne ricoverato nel manicomio di Tournai: liberato per intervento del padre, tornò per un breve periodo a Marradi, prima di essere di nuovo mandato in una casa di cura a Firenze.
    Seguirono anni di relativa calma, durante i quali Campana visse per lo più in solitudine in casa di alcuni contadini dell'Appennino tosco-emiliano, leggendo molto e scrivendo i suoi primi versi.
    Andato smarrito il manoscritto di prose e di versi (composto probabilmente nel 1912) che aveva lasciato ad Ardengo Soffici per un giudizio (fu ritrovato tra le carte di questi solo nel 1971, e pubblicato due anni dopo in edizione anastatica col titolo Il più lungo giorno), Campana ricompose quei testi a memoria e li pubblicò a proprie spese nel 1914, presso un tipografo di Marradi, col titolo Canti orfici.
    All scoppio della guerra si presentò come volontario, ma fu riformato in considerazione dei suoi precedenti psichiatrici. Si trasferì allora a Firenze, dove nel 1916 intrecciò una breve e tormentata relazione con la scrittrice Sibilla Aleramo, di cui resta la testimonianza del carteggio (Lettere, 1958).
    Nel 1918 Campana fu definitivamente internato nel manicomio di Castel Pulci, nei pressi di Scandicci (in provincia di Firenze), dove morì il 1º marzo 1932.