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          La sera fumosa1 d'estate
          Dall'alta invetriata2 mesce3 chiarori nell'ombra
          E mi lascia nel cuore un suggello ardente4.
          Ma chi ha (sul terrazzo sul fiume si accende una lampada) chi ha
      5  A la Madonnina del Ponte5 chi è chi è che ha acceso la lampada? — c'è
          Nella stanza un odor di putredine6: c’è
          Nella stanza una piaga rossa languente7.
          Le stelle sono bottoni di madreperla e la sera si veste di velluto8:
          E tremola la sera fatua9: è fatua la sera e tremola ma c'è
          Nel cuore della sera c'è,
    10  Sempre10 una piaga rossa languente.
    
    
    [In Canti orfici, Newton Compton, 1989, p. 57]

    METRO
    Versi liberi, con dominante ipermetrico-prosastica. Regolari solo il novenario iniziale e il verso di chiusura, che è un quinario doppio.

    COMMENTO
    Il poeta, osserva dalla vetrata di una stanza invasa dall'odore di putredine (del fiume? della propria "piaga languente"?) il tramonto di una sera estiva, fino al sopraggiungere della notte.
    Nella prima parte il rosso acceso del tramonto fa entrare "chiarori nell'ombra" della stanza in cui si trova il poeta, che avverte un'inspiegabile ferita (la "piaga languente" del v. 7) nel cuore.
    Nella seconda parte, quasi improvviso, giunge il buio serale: "sul terrazzo sul fiume si accende una lampada", ed il poeta rivolge a sé stesso interrogativi che rimangono senza risposta. "Chi è chi è che ha acceso la lampada?". Il semplice avvenimento sfocia nel mistero, e il turbamento del poeta sembra contagiare la stanza.
    Nella terza parte, le stelle brillano rendendo dolce e morbida la sera. Ma è una bellezza tremula e fugace, che non rincuora il poeta, nel cui animo persiste un'immedicabile ferita (una profonda ed inspiegabiel tristezza, una noia o malinconia esistenziale).

    NOTE
    1 fumosa: in cui le cose hanno i contorni sfuati, indefiniti.
    2 dall'alta invetriata: è l'invetriata della "stanza" (vedi vv. 6-7) in cui si trova il poeta.
    3 mesce: concorrono entrambe le accezioni: "mescola" (luce e ombra) e "versa" (dall'alto).
    4 un suggello ardente: un sigillo di fuoco, un marchio che brucia (la "piaga" del v. 7).
    5 A la Madonnina del Ponte: Al Pariani, che lo ebbe in cura, il poeta disse che si trattava di "una madonna di Marradi, del mio paese".
    6 odor di putredine: il sentore di marcescenza, dovuto agli effetti della calura estiva sulle acque fluviali e penetrato verosimilmente nella "stanza", anticipa a livello simbolico la putrescenza della "piaga" inguaribile di cui al verso seguente.
    7 una piaga... languente: Una ferita che non si rimargina ("rossa"), nell'animo del poeta, dovuta a una sensazione di abbandono e solitudine.
    8 Le stelle... velluto: trasfigurazione della sera secondo una percezione antropomorfica.
    9 tremola... fatura: è il tremolio delle stelle, che però danno un tono fatuo, leggero, alla sera-donna, in contrapposizione con la drammaticità del dolore segreto, della ferita inguaribile, del poeta.
    10 Sempre: l'avverbio sottolinea la persistenza della "piaga rossa languente", cioè dell'intima e insanabile ferita dell'animo del poeta.