METRO
Versi liberi, ma con molti endecasillabi (soprattutto all'inizio) e settenari (nella parte centrale).
COMMENTO
Posto alla fine dei Canti orfici, questo poemetto è incentrata sull'immagine fantastica di Genova. Più che di un luogo fisico, si tratta di un luogo emblematico, di un'icona mitica.
Come ha scritto Elio Gioanola, "Genova, la città-porto per eccellenza da cui l'errante salpa per avventure non prevedibili e a cui ogni volta ritorna, per Campana è il simbolo stesso del viaggio, in cui avventura e mito, amore e libertà coesistono e in cui all'uomo è ancora concesso di obliare il proprio destino di morte tramite un rinnovato rapporto con le forze primigenie della natura. Proprio per questo Genova è anche l'ultima spiaggia in cui la poesia può continuare ad esistere e a parlare agli uomini, ché in essa le parole dei poeti simbioticamente si confondono col canto della città (...) Così in questa città simbolo, in cui una favolosa e primitiva attività annoda il bene ed il male del destino umano, si stende una bianca visione di Grazia, brillano i volti inquietanti delle chimere notturne indicanti strade sconosciute e si dissolvono nell'incendio catartico del crepuscolo gli emblemi demonici dell'alienazione umana (le perdute ombre di viaggiatori... terribili e grotteschi come i ciechi). Da questo processo di scontornamento della realtà e di sprofondamento onirico scaturiscono gli emblemi mitici del nuovo giorno, tra cui principalmente la presenza-guida femminile (proterva opulente matrona... classica mediterranea femina dei porti... Piovra de le notti mediterranee), esaltata nelle sue valenze archetipe di Madre universale-Iniziatrice. Più che mai in questo ampio poemetto si scatena il principio campaniano della ripetitività, di singole note e di periodi strofici, come una musica ingorgata che non trova la via per fluire: di qui i ristagni immaginativi e le sovrapposizioni che spesso rendono impossibile la comprensione letterale del testo."
NOTE
1 Poi che la nube... veli: Una nuba si ferma all'orizzonte, sospesa sul mare... ma la situazione è onirico-visionaria e non mette a fuoco né la realtà esterna né la dimensione psicologica: così che tutto resta vago ed è impossibile fornire un corrispettivo sul piano logico.
2 E ritornava l'anima partita: l'anima, "partita" (forse) per spazi o regni immaginari, fa ritorno a quel luogo magico e incantato che per Campana è Genova.
3 illustrato: rischiarato.
4 nell'apparenza: nell'aspetto.
5 corrusche: luccicanti, risplendenti.
6 E udii.. Ne le fonti: l'arte e la poesia, con le loro voci, sono rinchiuse nelle fonti.
7 le sfingi... largire: le sfingi scolpite sui frontoni dei palazzi della città sembrano voler donare agli uomini prostrati (per stanchezza o fatica) di vivere il dono dell'oblio.
8 segreti Dedali: sono i "caruggi", cioè i tortuosi vicoli della zona portuale.
9 i bianchi sogni dei mattini: intesi fisicamente, potrebbero essere le bianche nuvole che si innumerevoli si formano sul mare; ma a livello concettuale il senso è indecifrabile.
10 incatenare: avvolgere.
11 la torre orientale: forse è la torre degli Embriaci, che sorge a oriente del centro storico e della zona portuale; o forse la chiesa di Sant'Agostino, "orientale" perché con le sue maioliche policrome ricorda i rivestimenti degli edifici arabi.
12 la lavagna cinerea: allude ai tetti della città vecchia, ricoperti da lastre di ardesia.
13 Dilaga la piazza: si tratta di piazza Caricamento, affacciata sul porto gremito di navi (ma si noti come il verbo assimila la piazza al mare).
14 palazzo rosso: è il palazzo San Giorgio, che nella parte rivolta alla città apre gli archi del suo portico.
15 ferrea la sinfonia: è la "sinfonia" metallica della città operaia e marinara.
16 urgente al mare: che sembra spingersi verso il mare.
17 una grotta di porcellana: uno dei caffè di Caricamento, con le pareti piastrellate di ceramica.
18 ti: te (Genova).
19 l'erta tumultuante: la ripida salita che conduce a Porta Soprana.
20 la vita / Pristina: la vita originaria, arcaica della città, eterna nel suo ripetersi, che è la vita di un porto mediterraneo.
21 vichi lubrici: vicoli scivolosi, sdrucciolevoli, viscidi, ma anche (figurativamente) indecenti, viziosi, impudichi.
22 instornellato: in forma di stornello.
23 Preludi: accordi musicali, forniti dal cicolgio del sartiame.
24 Delle Chimere: delle stelle, che qui richiamano le Chimere, simbolo rilevante e misterioso della poesia campaniana.
25 Quando: si noti lo stacco creato dai punti di sospensione ad introdurre una visione onirica non suscettibile di traduzione logica.
26 D'alto sale: sale verso l'alto (come chiarisce il v. 57). Soggetto di questo salire dal vicolo verso le stelle è la "visione di Grazia" formata dal vento: visione di una figura femminile misteriosa, come nel caso delle Chimere.
27 l'ali rosse: le fiamme.
28 l'ombra illanguidita: quella rappresentata dalla visione.
29 un irreale riso: sebbene "irreale", questo "riso" riporta gradualmente alle cose e alle presenze della città.
30 Lucea: Riluceva, risplendeva.
31 se dal mare... saliva: se questo riso, con la sua eco, non salisse dal mare anziché dai vicoli della città.
32 Negli alberi... luce: "gli alberi delle navi, illuminati dal crepuscolo, sembrano portare quietamente delle luci come gli alberi della terra portano i loro frutti" (E. Gioanola).
33 nel seno dell'infinito: il porto di Genova miticamente trasfigurato e dilatato oltre ogni immaginazione.
34 Calida: calda (latinismo).
35 un grande velario / crepuscolo: le navi in porto formano come un sipario disteso davanti al crepuscolo, cosellato di luci come diamanti.
36 introna: rintrona, stordisce coi suoi fragori.
37 I viaggiatori: quelli sbarcati dalle navi passeggeri.
38 pietra di cenere: l'ardesia, color cenere, che caratterizza l'architettura genovese sembra impregnata dalla luce mediterranea.
39 titilla: eccita, solletica.
39 ?????: ?????.
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