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           Poi che la nube si fermò nei cieli
           Lontano sulla tacita infinita
           Marina chiusa nei lontani veli1,
           E ritornava l'anima partita2
       5  Che tutto a lei d'intorno era già arcana-
           mente illustrato3 del giardino il verde
           Sogno nell'apparenza4 sovrumana
           De le corrusche5 sue statue superbe:
           E udii canto udii voce di poeti
     10  Ne le fonti6 e le sfingi sui frontoni
           Benigne un primo oblio parvero ai proni
           Umani ancor largire7: dai segreti
           Dedali8 uscii: sorgeva un torreggiare
           Bianco nell'aria: innumeri dal mare
     15  Parvero i bianchi sogni dei mattini9 
           Lontano dileguando incatenare10 
           Come un ignoto turbine di suono.
           Tra le vele di spuma udivo il suono.
           Pieno era il sole di Maggio.
    
                                ⁂ 
    
     20  Sotto la torre oriental11, ne le terrazze verdi ne la lavagna cinerea12
           Dilaga la piazza al mare che addensa le navi13 inesausto
           Ride l'arcato palazzo rosso14 dal portico grande:
           Come le cateratte del Niagara
           Canta, ride, svaria ferrea la sinfonia15 feconda urgente al mare16:
     25  Genova canta il tuo canto!
           Entro una grotta di porcellana17
           Sorbendo caffè
           Guardavo dall'invetriata la folla salire veloce
           Tra le venditrici uguali a statue, porgenti
     30  Frutti di mare con rauche grida cadenti
           Su la bilancia immota:
           Così ti18 ricordo ancora e ti rivedo imperiale
           Su per l'erta tumultuante19
           Verso la porta disserrata
     35  Contro l'azzurro serale,
           Fantastica di trofei
           Mitici tra torri nude al sereno,
           A te aggrappata d'intorno
           La febbre de la vita
     40  Pristina20: e per i vichi lubrici21 di fanali il canto
           Instornellato22 de le prostitute
           E dal fondo il vento del mar senza posa,
    
                                ⁂ 
    
           Per i vichi marini nell'ambigua
           Sera cacciava il vento tra i fanali
     45  Preludi23 dal groviglio delle navi:
           I palazzi marini avevan bianchi
           Arabeschi nell'ombra illanguidita
           Ed andavamo io e la sera ambigua:
           Ed io gli occhi alzavo su ai mille
     50  E mille e mille occhi benevoli
           Delle Chimere24 nei cieli: ...
           Quando25,
           Melodiosamente
           D'alto sale26, il vento come bianca finse una visione di Grazia
     55  Come dalla vicenda infaticabile
           De le nuvole e de le stelle dentro del cielo serale
           Dentro il vico marino in alto sale, ...
           Dentro il vico ché rosse in alto sale
           Marino l'ali rosse27 dei fanali
     60  Rabescavano l'ombra illanguidita28, ...
           Che nel vico marino, in alto sale
           Che bianca e lieve e querula salì!
           «Come nell'ali rosse dei fanali
           Bianca e rossa nell'ombra del fanale
     65  Che bianca e lieve e tremula salì: ...» —
           Ora di già nel rosso del fanale
           Era già l'ombra faticosamente
           Bianca ...
           Bianca quando nel rosso del fanale
     70  Bianca lontana faticosamente
           L'eco attonita rise un irreale
           Riso29: e che l'eco faticosamente
           E bianca e lieve e attonita salì ...
           Di già tutto d'intorno
     75  Lucea30 la sera ambigua:
           Battevano i fanali
           Il palpito nell'ombra.
           Rumori lontano franavano
           Dentro silenzi solenni
     80  Chiedendo: se dal mare
           Il riso non saliva31 ...
           Chiedendo se l'udiva
           Infaticabilmente
           La sera: a la vicenda
     85  Di nuvole là in alto
           Dentro del cielo stellare.
    
                                ⁂ 
    
           Al porto il battello si posa
           Nel crepuscolo che brilla
           Negli alberi quieti di frutti di luce32,
     90  Nel paesaggio mitico
           Di navi nel seno dell'infinito33
           Ne la sera
           Calida34 di felicità, lucente
           In un grande in un grande velario
     95  Di diamanti disteso sul crepuscolo35,
           In mille e mille diamanti in un grande velario vivente
           Il battello si scarica
           Ininterrottamente cigolante,
           Instancabilmente introna36
    100 E la bandiera è calata e il mare e il cielo è d'oro e sul molo
           Corrono i fanciulli e gridano
           Con gridi di felicità.
           Già a frotte s'avventurano
           I viaggiatori37 alla città tonante
    110 Che stende le sue piazze e le sue vie:
           La grande luce mediterranea
           S'è fusa in pietra di cenere38:
           Pei vichi antichi e profondi
           Fragore di vita, gioia intensa e fugace:
    115 Velario d'oro di felicità
           È il cielo ove il sole ricchissimo
           Lasciò le sue spoglie preziose
           E la Città comprende
           E s'accende
    120  E la fiamma titilla39 ed assorbe
           I resti magnificenti del sole,
           E intesse un sudario d'oblio
           Divino per gli uomini stanchi.
           Perdute nel crepuscolo tonante
    125 Ombre di viaggiatori
           Vanno per la Superba
           Terribili e grotteschi come i ciechi.
    
                                ⁂ 
    
           Vasto, dentro un odor tenue vanito
           Di catrame, vegliato da le lune
    130 Elettriche, sul mare appena vivo
           Il vasto porto si addorme.
           S'alza la nube delle ciminiere
           Mentre il porto in un dolce scricchiolio
           Dei cordami s'addorme: e che la forza
    135 Dorme, dorme che culla la tristezza
           Inconscia de le cose che saranno
           E il vasto porto oscilla dentro un ritmo
           Affaticato e si sente
           La nube che si forma dal vomito silente.
    140 O Siciliana proterva opulente matrona
           A le finestre ventose del vico marinaro
           Nel seno della città percossa di suoni di navi e di carri
           Classica mediterranea femina dei porti:
           Pei grigi rosei della città di ardesia
    145 Sonavano i clamori vespertini
           E poi più quieti i rumori dentro la notte serena:
           Vedevo alle finestre lucenti come le stelle
           Passare le ombre de le famiglie marine: e canti
           Udivo lenti ed ambigui ne le vene de la città mediterranea:
    150 Ch'era la notte fonda.
           Mentre tu siciliana, dai cavi
           Vetri in un torto giuoco
           L'ombra cava e la luce vacillante
           O siciliana, ai capezzoli
    155 L'ombra rinchiusa tu eri
           La Piovra de le notti mediterranee.
           Cigolava cigolava cigolava di catene
           La gru sul porto nel cavo de la notte serena:
           E dentro il cavo de la notte serena
    160 E nelle braccia di ferro
           Il debole cuore batteva un più alto palpito: tu
           La finestra avevi spenta:
           Nuda mistica in alto cava
           Infinitamente occhiuta devastazione era la notte tirrena.
    
    
    [In Canti orfici, Newton Compton, 1989, pp. 128-133]

    METRO
    Versi liberi, ma con molti endecasillabi (soprattutto all'inizio) e settenari (nella parte centrale).

    COMMENTO
    Posto alla fine dei Canti orfici, questo poemetto è incentrata sull'immagine fantastica di Genova. Più che di un luogo fisico, si tratta di un luogo emblematico, di un'icona mitica.
    Come ha scritto Elio Gioanola, "Genova, la città-porto per eccellenza da cui l'errante salpa per avventure non prevedibili e a cui ogni volta ritorna, per Campana è il simbolo stesso del viaggio, in cui avventura e mito, amore e libertà coesistono e in cui all'uomo è ancora concesso di obliare il proprio destino di morte tramite un rinnovato rapporto con le forze primigenie della natura. Proprio per questo Genova è anche l'ultima spiaggia in cui la poesia può continuare ad esistere e a parlare agli uomini, ché in essa le parole dei poeti simbioticamente si confondono col canto della città (...) Così in questa città simbolo, in cui una favolosa e primitiva attività annoda il bene ed il male del destino umano, si stende una bianca visione di Grazia, brillano i volti inquietanti delle chimere notturne indicanti strade sconosciute e si dissolvono nell'incendio catartico del crepuscolo gli emblemi demonici dell'alienazione umana (le perdute ombre di viaggiatori... terribili e grotteschi come i ciechi). Da questo processo di scontornamento della realtà e di sprofondamento onirico scaturiscono gli emblemi mitici del nuovo giorno, tra cui principalmente la presenza-guida femminile (proterva opulente matrona... classica mediterranea femina dei porti... Piovra de le notti mediterranee), esaltata nelle sue valenze archetipe di Madre universale-Iniziatrice. Più che mai in questo ampio poemetto si scatena il principio campaniano della ripetitività, di singole note e di periodi strofici, come una musica ingorgata che non trova la via per fluire: di qui i ristagni immaginativi e le sovrapposizioni che spesso rendono impossibile la comprensione letterale del testo."

    NOTE
    1 Poi che la nube... veli: Una nuba si ferma all'orizzonte, sospesa sul mare... ma la situazione è onirico-visionaria e non mette a fuoco né la realtà esterna né la dimensione psicologica: così che tutto resta vago ed è impossibile fornire un corrispettivo sul piano logico.
    2 E ritornava l'anima partita: l'anima, "partita" (forse) per spazi o regni immaginari, fa ritorno a quel luogo magico e incantato che per Campana è Genova.
    3 illustrato: rischiarato.
    4 nell'apparenza: nell'aspetto.
    5 corrusche: luccicanti, risplendenti.
    6 E udii.. Ne le fonti: l'arte e la poesia, con le loro voci, sono rinchiuse nelle fonti.
    7 le sfingi... largire: le sfingi scolpite sui frontoni dei palazzi della città sembrano voler donare agli uomini prostrati (per stanchezza o fatica) di vivere il dono dell'oblio.
    8 segreti Dedali: sono i "caruggi", cioè i tortuosi vicoli della zona portuale.
    9 i bianchi sogni dei mattini: intesi fisicamente, potrebbero essere le bianche nuvole che si innumerevoli si formano sul mare; ma a livello concettuale il senso è indecifrabile.
    10 incatenare: avvolgere.
    11 la torre orientale: forse è la torre degli Embriaci, che sorge a oriente del centro storico e della zona portuale; o forse la chiesa di Sant'Agostino, "orientale" perché con le sue maioliche policrome ricorda i rivestimenti degli edifici arabi.
    12 la lavagna cinerea: allude ai tetti della città vecchia, ricoperti da lastre di ardesia.
    13 Dilaga la piazza: si tratta di piazza Caricamento, affacciata sul porto gremito di navi (ma si noti come il verbo assimila la piazza al mare).
    14 palazzo rosso: è il palazzo San Giorgio, che nella parte rivolta alla città apre gli archi del suo portico.
    15 ferrea la sinfonia: è la "sinfonia" metallica della città operaia e marinara.
    16 urgente al mare: che sembra spingersi verso il mare.
    17 una grotta di porcellana: uno dei caffè di Caricamento, con le pareti piastrellate di ceramica.
    18 ti: te (Genova).
    19 l'erta tumultuante: la ripida salita che conduce a Porta Soprana.
    20 la vita / Pristina: la vita originaria, arcaica della città, eterna nel suo ripetersi, che è la vita di un porto mediterraneo.
    21 vichi lubrici: vicoli scivolosi, sdrucciolevoli, viscidi, ma anche (figurativamente) indecenti, viziosi, impudichi.
    22 instornellato: in forma di stornello.
    23 Preludi: accordi musicali, forniti dal cicolgio del sartiame.
    24 Delle Chimere: delle stelle, che qui richiamano le Chimere, simbolo rilevante e misterioso della poesia campaniana.
    25 Quando: si noti lo stacco creato dai punti di sospensione ad introdurre una visione onirica non suscettibile di traduzione logica.
    26 D'alto sale: sale verso l'alto (come chiarisce il v. 57). Soggetto di questo salire dal vicolo verso le stelle è la "visione di Grazia" formata dal vento: visione di una figura femminile misteriosa, come nel caso delle Chimere.
    27 l'ali rosse: le fiamme.
    28 l'ombra illanguidita: quella rappresentata dalla visione.
    29 un irreale riso: sebbene "irreale", questo "riso" riporta gradualmente alle cose e alle presenze della città.
    30 Lucea: Riluceva, risplendeva.
    31 se dal mare... saliva: se questo riso, con la sua eco, non salisse dal mare anziché dai vicoli della città.
    32 Negli alberi... luce: "gli alberi delle navi, illuminati dal crepuscolo, sembrano portare quietamente delle luci come gli alberi della terra portano i loro frutti" (E. Gioanola).
    33 nel seno dell'infinito: il porto di Genova miticamente trasfigurato e dilatato oltre ogni immaginazione.
    34 Calida: calda (latinismo).
    35 un grande velario / crepuscolo: le navi in porto formano come un sipario disteso davanti al crepuscolo, cosellato di luci come diamanti.
    36 introna: rintrona, stordisce coi suoi fragori.
    37 I viaggiatori: quelli sbarcati dalle navi passeggeri.
    38 pietra di cenere: l'ardesia, color cenere, che caratterizza l'architettura genovese sembra impregnata dalla luce mediterranea.
    39 titilla: eccita, solletica.
    39 ?????: ?????.