Primo Levi nacque il 31 luglio 1919 a Torino.
Fin da bambino fu cagionevole di salute, e la sua infanzia fu contrassegnata dalla solitudine e dalla mancanza dei tipici giochi dei coetanei.
Nel 1934 frequentò il Ginnasio-Liceo D'Azeglio di Torino, istituto noto per aver ospitato docenti illustri e oppositori del fascismo (fra i quali Augusto Monti, Franco Antonicelli, Umberto Cosmo e Norberto Bobbio) e dove, in prima liceo, ebbe per qualche mese come professore d'italiano Cesare Pavese.
Dopo il Liceo si iscrisse alla Facoltà di Scienze alla locale Università, ove conseguì la laurea nel 1941.
Nel 1942, per ragioni di lavoro, fu costretto a trasferirsi a Milano. Ma ben presto fu coinvolto nella guerra che impazzava in tutta Europa. Si rifugiò sulle montagne sopra Aosta unendosi ad altri partigiani, ma venne quasi subito catturato dalla milizia fascista e un anno dopo si ritrovò internato nel campo di concentramento di Fossoli, per essere successivamente deportato ad Auschwitz.
L'orribile esperienza della sua prigionia fu raccontata con dovizia di particolari nella sua opera più celebre: il romanzo-testimonianza Se questo è un uomo (pubblicato nel 1947), un'opera considerata un imperituro documento delle violenze naziste. In un'intervista concessa poco dopo la pubblicazione - e spesso integrata al romanzo - Primo Levi affermò di essere disposto a perdonare i suoi aguzzini e di non provare rancore nei loro confronti: ciò che gli importva, disse, era rendere una testimonianza diretta, allo scopo di fornire un contributo personale per evitare il ripetersi di tali e tanti orrori.
Primo Levi venne liberato il 27 gennaio 1945, in occasione dell'arrivo dei Russi al campo di lavoro Buna-Monowitz (in Polonia, situato nelle vicinanze di Auschwitz), ma il suo rimpatrio in Italia avvenne solo nell'ottobre successivo.
Nel 1963 Primo Levi pubblicò il suo secondo libro, La tregua", cronaca del ritorno a casa dopo la liberazione (in pratica il seguito di Se questo è un uomo), per la quale gli venne assegnato il premio Campiello.
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Fra le opere successive possiamo ricordare una raccolta di racconti dal titolo Storie naturali, con il quale gli venne conferito il Premio Bagutta; una seconda raccolta di racconti, Vizio di forma, Il sistema periodico, che vinse ilPremio Prato per la Resistenza; la raccolta di poesie L'osteria di Brema, La chiave a stella, e Se non ora quando, con cui vinse per la seconda volta il Premio Campiello.
Nel 1986 pubblicò un altro testo assai ispirato, dall'emblematico titolo I sommersi e i salvati.
L'anno dopo, l'11 aprile 1987, Levi morì suicida nella sua Torino, probabilmente lacerato dalle strazianti esperienze vissute e da quel sottile senso di colpa che talvolta, assurdamente, si ingenerava negli ebrei scampati all'Olocausto: di essere "colpevoli" di essere sopravvissuti.
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