Per i tuoi larghi occhi è una canzone d'amore molto particolare, come per altri aspetti sarà La stagione del tuo amore. In quest'ultimo brano, che esula peraltro dai nostri interessi, De André canta dell'amore di e per una donna in età avanzata, la cui dolcezza non si attenua col tempo: il che costituisce probabilmente un unicum non solo nella sua produzione, ma nella canzone in genere.
Altrettanto originale è l'amore di cui si parla in questo brano. Non si tratta, infatti, di un amore travolgente, di un "amore che strappa i capelli", come chiarisce la strofa centrale:
Il fatto è che in Baudelaire quella degli occhi è un'immagine ricorrente, quasi ossessiva, maniacale. E quasi sempre, nella sua lirica, gli occhi sono chiari, luminosi, e insieme misteriosi e ingannevoli, in quanto la luce accecante costituisce il contrario ma anche l'ideale oltrepassamento dell'oscurità assoluta**. Nella sua intensità estrema, teorica, la luce non concede nemmeno di immaginare ciò (o qualcosa di diverso da ciò) che non si riesce a scorgere. E se gli occhi, come già volevano gli antichi, sono lo specchio dell'anima – e se l'anima, come vuole tuttavia il buon senso comune, è fondamentalmente segreta e inattingibile –, essi impediscono appunto di vedere (cioè di leggere, di cogliere e decifrare) la nostra personalità e, quindi, la verità o la menzogna che dimora in noi. Perciò, di questo "mistero senza fine bello"*** che è la donna, nella canzone di De André il protagonista non ricorda e non ricorderà che i "larghi occhi chiari", poiché ciò che si ignora è infinitamente più attraente di ciò che si crede di conoscere. Si tratta di un testo molto intenso ma anche molto semplice, senza complicazioni semantiche. Anche le metafore presenti risultano comprensibilissime: il "cuore di neve" (v. 8) indica freddezza, aridità o povertà di sentimenti; e "i larghi occhi che restavan lontani" (vv. 17-18) sottolineano il distacco emotivo con cui la donna affronta(va) il rapporto. ASPETTI METRICI Quattro strofe di diversa lunghezza: I, II e IV di otto versi; la III di quattro versi soltanto. I versi sono di varia misura, con netta prevalenza di settenari piani e tronchi, ad eccezione del v. 23 che è sdrucciolo. Vario il gioco delle rime. Fra le strofe più lunghe l'unica regolare è la II, con schema a rima baciata (AABBCCDD), mentre la I e la IV risultano più libere. Nella I sono a rima baciata i vv. 3-4 e incrociata i vv. 6-8; vi è rima identica fra i vv. 1 e 7; restano irrelati i vv. 2 e 5. Nella IV sono a rima baciata i due versi iniziali e i due finali, mentre restano irrelati tutti gli altri. La strofa III, quella più breve, ha i primi due versi irrelati e gli altri due a rima baciata. Per chiudere, si può notare notare che nelle strofe I, III e IV ricorre in sede di rima la parola "occhi", che così trova riscatto dalla mancata relazione all’interno delle singole strofe, in coincidenza con la sua rilevanza semantica. NOTE
[Giuseppe Cirigliano, Il "primo" De André, Emmelibri, Novara, 2004] Il fascino della femme fatale (e di Baudelaire) lascia il segno anche (cfr. La ballata dell'amore cieco) su un'altra canzone, Per i tuoi larghi occhi: essa narra di un amore finito, eppure ossessivo. Siamo ancora in presenza di una donna gelida e crudele, in cui "batte un cuore di neve", i cui occhi "non piangono mai". Ebbene: anche questi occhi hanno un'origine baudelairiana, che ha inventato, per una delle sue più affascinanti figure femminili, i "larghi occhi":
Siamo dunque, ancora una volta, in presenza di un amore infelice, anzi in presenza di un amore (apparentemente) rifiutato; d'altronde la donna dai larghi occhi crudeli se ne è già andata, con un breve addio. Eppure, alla fine è vagheggiata l'eventualità di un ritorno, e comunque è assicurata l'impossibilità dell'oblio: "ma i tuoi larghi occhi / i tuoi larghi occhi chiari / anche se non verrai / non li scorderò mai". Per De André, anche quando non c'è ritorno, resta comunque un vuoto che non è possibile colmare. [Liana Nissim, in Fabrizio De André. Accordi eretici, pp. 134-135] |