La canzone, imperniata sul parallelo, assai frequente in àmbito letterario, tra la stagioni e la vita, è rivolta a una donna che affronta con un certo timore la maturità. La "primavera" vi è intesa come l'età della giovinezza e della passione; l'"autunno", come l'età della maturità e della dolcezza dei sentimenti meno irruenti e focosi.
La donna appare oggetto di amore e di desiderio nonostante il trascorrere degli anni, e viene rappresentata con grande delicatezza attraverso l'uso di figure retoriche che in qualche modo rendono accettabili anche i lati negativi del passare del tempo (si veda, ad esempio, "neve" = capelli bianchi). La dimensione temporale è vista nel suo trascorrere lento e sempre uguale a se stesso ("il tempo non ha premura") e l'invito è quello di non averne paura, anche perché possiamo recuperare il passato, con le sue gioie e i suoi dolori, attraverso la memoria. ASPETTI METRICI Il testo è composto da sei quartine (la V è uguale alla terza e la VI è uguale alla IV), con netta prevalenza di ottonari. In ogni strofa i versi pari sono in rima, mentre i versi dispari sono ora irrelati (vv. 1-3, 5-7), ora in assonanza tonica (vv. 9-11, 17-19), ora in rima imperfetta (vv. 13-15). Rivolta ad una donna che affronta con un certo timore la maturità, ha immagini delicatissime. (...) La donna appare oggetto di amore e di desiderio, nonostante il trascorrere degli anni. Molto delicato anche l’arrangiamento di violini su un ricamo in arpeggio, quasi scolastico, di pianoforte. G. Baldazzi - L. Clarotti - A. Rocco, I nostri cantautori, Thema editore, 1990, p. 108] |