È la storia tragica e raccapricciante, nonché un po' inverosimile, di un uomo "onesto" e "probo" che accetta di sottoporsi alle prove più assurde e cruente che una donna cinica e spietata, per pura "vanità", esige da lui, a riprova del suo "cieco amore". Ella, infatti, gli chiede prima il cuore della madre per darlo in pasto ai suoi cani, e poi gli impone di tagliarsi le vene, ridendo e provando una gioia sadica e perversa dinanzi alla sua morte.
Ancora una volta, dunque, amore e morte s'intrecciano nella poesia in musica di De André, ed ancora un volta, come nota Liana Nissim, traspare in essa l'influsso di Baudelaire: "Ritroviamo in questa ferocissima donna i tratti fiammeggianti (così frequenti in Les fleurs du mal e in tutta la poesia che da Baudelaire discende) della "femme fatale", la donna fatale, cioè la donna-idolo, spietata e bellissima, fredda e crudele, assetata di sangue, assetata di morte". * A sostegno della propria interpretazione, l'attenta studiosa adduce alcuni versi di Bénediction, che (prescindendo dalla dedica Au lecteur) è la lirica inaugurale della celebre raccolta baudelairiana:
Il testo si limita a un livello referenziale, e risulta pertanto di immediata comprensione. Le sole figure presenti riguardano il significante, e sono l'iperbato: "dal petto il cuore le strappò" (v. 11), "tagliati dei polsi le quattro vene" (v. 20), "Le vene ai polsi lui si tagliò" (v. 21), "E mentre il sangue lento usciva" (v. 29), "la vanità, fredda, gioiva" (v. 31); l'anafora, di interi versi: "Gli disse: portami domani" (vv. 5 e 7), "Gli disse ancor: se mi vuoi bene" (vv. 17 e 19), "Gli disse lei ridendo forte" (vv. 25 e 27), oppure all'interno di singoli versi: "un uomo onesto, un uomo probo" (v. 1), "Non era il cuore, non era il cuore" (v. 13), "non il suo amore, non il suo bene" (vv. 39); l'anadiplosi: "morir contento. / Morir contento” (vv. 36-37). ASPETTI METRICI Sia Fasoli che Cotroneo eliminano dal testo il refrain (non saprei come altrimenti chiamare il tra-la-la-lalla tra-la-la-lero), che ovviamente è irrilevante sul piano semantico ma ricorre, anche se non sempre regolarmente, per motivi di quadratura metrica, e che in qualche modo contribuisce (insieme al vivace andamento swing) a sdrammatizzare la vicenda. In tal modo, però, il numero complessivo dei versi è inferiore rispetto a quello dello spartito originale, al quale mi rifaccio nella descrizione degli aspetti metrici. Il testo è dunque costituito da cinque strofe, ciascuna delle quali formata da otto versi, la maggior parte dei quali novenari. I versi finali sono formati da un settenario doppio seguito da doppio quinario, con l'eccezione della strofa II, dove il settenario è seguito da un senario. Troviamo però anche alcuni quinari doppi (vv. 13, 21, 36, 39) e due endecasillabi (vv. 20, 28) non canonici, cioè con quarta e sesta sillaba entrambe atone. Lo schema delle rime è ovviamente complicato dalla presenza di quel tra-la-la-lalla tra-la-la-lero (che Fasoli e Cotroneo hanno soppresso nella loro versione). Considerando che esso ricorre sempre nei versi pari, e che le strofe sono composte di otto versi, possiamo assegnargli – compiendo un'operazione del tutto arbitraria, che farebbe inorridire un metricista di professione – la stessa rima del verso pari corrispondente (quindi vv. 2-4 e 6-8) oppure del verso dispari che lo precede. In tal modo possiamo parlare di rime prevalentemente baciate per le singole strofe. Così, ad esempio, le strofe I e II hanno schema AABBCCCC, la III AAAABBBB, la IV e la V AAAABCBC. NOTE
[Giuseppe Cirigliano, Il "primo" De André, Emmelibri, Novara, 2004] Come un articolo di cronaca nera, riporta la drammatica vicenda di un uomo onesto e probo per conquistare l'amore di una donna che non lo ricambia e richiede sadicamente prove sconcertanti della sua passione: il cuore della madre, il taglio delle vene e, infine, la morte. Chi vince? In realtà è il trionfo della vanità che da una parte e dall'altra emerge per l'affermarsi di entrambi i risvolti dell'animo umano, quello cinico e spudorato e quello cieco e irrazionale. Con il tragico contenuto del testo contrasta l'allegro andamento swing, accompagnato da tanto di sezione fiati dixieland. [Matteo Borsani - Luca Maciacchini, Anima salva, p. 17] La ballata dell'amore cieco è l'incontro tra una vanità e una dedizione assoluta, ma è anche il ricordo di una mitica forma del rapporto tra i sessi, in cui la donna impone al pretendente prove terribili ("l'ultima tua prova sarà la morte"). [Doriano Fasoli, Fabrizio De André. Passaggi di tempo, Edizioni Associate, Roma, 1999, p. 80] Ancora Baudelaire (cfr. Le passanti) si può ritrovare ne La ballata dell'amore cieco. Essa narra di un uomo così perdutamente innamorato da accettare tutte le volontà della donna amata; e costei gli ordina prima di portarle il cuore della madre per darlo in pasto ai cani, poi gli impone di sacrificarle la sua stessa vita: "se mi vuoi bene / tagliati dei polsi le quattro vene". Ritroviamo in questa ferocissima donna i tratti fiammeggianti (così frequenti in Les fleurs du mal e in tutta la poesia che da Baudelaire discende) della femme fatale, la donna fatale, cioè della donna-idolo, spietata e bellissima, fredda e crudele, assetata di sangue, assetata di morte; ricorderò un esempio di questa figura nell'opera del poeta francese, in cui è la donna stessa a strappare il cuore a colui che l'ama, dandolo in pasto alla sua bestia preferita:
* Benédiction. Traduzione letterale: "Poserò su di lui la mia fragile e forte mano; / e le mie unghie, simili alle unghie delle arpie, / sapranno scaavarsi un cammino fino al suo cuore. // Come un uccellino che trema e palpita, / strapperò il suo cuore rosso dal suo petto, / e, per saziare la mia bestia preferita, / glielo getterò per terra con disprezzo". [Liana Nissim, in Fabrizio De André. Accordi eretici, pp. 133-134] |