Giosuè Carducci nacque a Valdicastello, in Versilia, nel 1835.
Tascorse l'infanzia dapprima a Seravezza, e poi a Bolgheri e a Castagneto, in Maremma, finché nel 1849 la famiglia si trasferì a Firenze perché il padre, medico, era stato esonerato dall'impiego per le sue idee liberali.
Frequentò le scuole degli scolopi e poi passò alla Scuola normale superiore di Pisa, dove conseguì nel 1856 il diploma di magistero con la dissertazione Dell'influenza provenzale nella lirica italiana del sec. XIII.
Nel 1857 apparvero le prime sue Rime, rifuse poi in Juvenilia (1902), quando il poeta diede un assetto definitivo alla sua opera, così suddividendola: Juvenilia (rime composte fra il 1850 e il 1860), Levia Gravia (1861-1871), Giambi ed Epodi (1867-1879), Rime nuove (1861-1887),
Odi barbare (1877-1889), Rime e ritmi (1887-1899).
Dal 1857 al 1860 visse a Firenze in disagiate condizioni economiche. Ma questi anni, cui risalgono eventi infelicissimi come il suicidio del fratello Dante e la morte del padre, videro anche il matrimonio del poeta (1859) con Elvira Menicucci, dalla quale ebbe quattro figli: Dante, Bice, Laura e Libertà.
Nel 1860 il ministro Mamiani lo designò alla cattedra di eloquenza presso l'università di Bologna, dove egli iniziò il suo magistero critico.
Dal 1870 al 1890 il poeta raggiunse un più sereno equilibrio di pensiero e di stile e il suo valore fu riconosciuto ufficialmente.
A partire dal 1900 iniziò per il Carducci un triste declino. Era già stato colpito da paralisi parziale nel 1899, e nel 1904 dovette lasciare definitivamente l'insegnamento. Pochi mesi prima di morire fu insignito del premio Nobel per la letteratura.
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