Mentre La guerra di Piero - pur avendo un carattere esemplarmente universale - poteva anche configurarsi come frutto di fantasia, questa canzone allude a un fatto realmente accaduto: il 29 novembre 1864 J.M. Chiwington (che allora era soltanto colonnello, non generale) si macchiò del massacro di circa cinquecento indiani Cheyenne di un villaggio sulle rive del fiume Sand Creek (letteralmente "affluente sabbioso"), nel Colorado. Vittime inermi di questo episodio furono vecchi, donne e bambini, poiché l'attacco fu sferrato mentre i guerrieri indiani (che avrebbero potuto opporsi all'incursione) erano lontani dall'accampamento, impegnati nella caccia. Durante un concerto al Forum di Assago (20/02/1991), De André ricordò beffardamente che il colonnello Chiwington, "per questo ed altri meriti patrii, fu poi insignito di varie onorificenze e fu eletto al Senato degli Stati Uniti".
L'episodio è simbolicamente narrato da un anonimo bambino (forse l'unico superstite della strage; forse un espediente simile a quello adottato in Auschwitz da Francesco Guccini) attraverso particolari indiretti: il rumore dei soldati che si avvicinano, il commovente tentativo di rifugiarsi nel sogno per scongiurare una troppo dolorosa realtà, le macchie di sangue sugli alberi coperti di neve, la rabbia e l'impotenza rappresentate dalle tre frecce, la desolazione dell'accampamento devastato, il dollaro d'argento in fondo al fiume (simbolo del passaggio devastante dell'esercito dei bianchi). Tutti questi particolari si unificano, per le vittime, nella figura sinistra e minacciosa del giovane "generale" nemico. A livello retorico "coperta scura" (v. 1), oltre al significato denotativo, potrebbe alludere alla notte e assumere quindi un valore di metafora. Un senso metaforico hanno anche le "stelle rosse", che sono chiazze di sangue, e "il paradiso", che indica la morte (improvvisa e innocente). Il "lampo" è invece una metonimia, poiché sta per il colpo d'arma da fuoco. ASPETTI METRICI I versi sono di varia lunghezza ma armonizzati da una struttura strofica compatta. Abbiamo infatti cinque strofe di sette versi ciascuna (la prima e l'ultima uguali, ad eccezione del verso finale) tenute insieme dal doppio settenario conclusivo, che si ripete con lievi variazioni in ogni strofa (tranne che nella prima strofa, in cui il primo settenario è piano, tale verso è sempre costituito da un settenario sdrucciolo e uno tronco). I distici iniziali, ai quali è affidata la parte propriamente narrativa, sono a rima baciata (vv. 1-2, 29-30) o in assonanza tonica (vv. 8-9, 22-23) oppure atona (vv. 15-16). Dei quattro versi centrali, più brevi, rimano sempre fra loro il secondo e il quarto (vv. 4-6, 11-13, 18-20, 25-27, 32-34), mentre più irregolare è il legame fra il primo e il terzo (vi è infatti rima ai vv. 3-5, 11-13, 31-33; vi è assonanza tonica ai vv. 24-26; restano irrelati i vv. 10-12 e 17-19). L'episodio descritto è un piccolo massacro di un centinaio di donne, bambini e vecchi - i guerrieri erano a caccia - perpetrato da un certo colonnello Chiwington, il quale, per questo ed altri meriti patrii, fu poi insignito di varie onorificenze e fu eletto al Senato degli Stati Uniti. [Fabrizio De André, presentando il brano durante il tour del 1991] I maggiori spunti me li ha dati un libro, Gambe di legno. Memorie di un guerriero Cheyenne. [Fabrizio De André, in Cantico per i diversi, intervista a cura di Roberto Cappelli, Mucchio Selvaggio, settembre 1992] "Occhi turchini e giacca uguale". Il generale era giovane e biondo perché doveva racchiudere in sé l'iconografia dell'eroe americano bianco e di origine anglosassone, che divendeva il popolo cristiano e portatore di civiltà dagli indiani malvati, selvaggi e senza Dio. Penso che "Fiune Sand Creek" sia il prodotto di uno stato di grazia, la canzone è stata composta in pochi giorni. [Massimo Cotto / Massimo Bubola, Fabrizio De André. Doppio lungo addio, Aliberti editore, Reggio Emilia 2006, p. 66] I vecchi Indiani d'America parlavano degli spiriti cattivi e lanciavano frecce in aria per cacciar via gli spiriti. [Elisabeth Kübler-Ross, La morte e il morire, Cittadella Editrice, Assisi 19948, p. 13. ] La tragedia di un popolo è affidata alla voce di un bambino, l’unico sopravvissuto al massacro diretto dal colonnello Chiwington, poi premiato con la nomina a senatore da un’America bianca esemplificata da un “generale di vent’anni” che manda le sue truppe a sterminare i pellerossa. [C.G. Romana, Amico fragile. Fabrizio De André, Sperling & Kupfer, 19993, pp. 129-130] |