Sulle note di copertina di Fila la lana viene riportata come traduzione di "una canzone popolare francese del XV secolo", ma in realtà, come ha dimostrato Riccardo Venturi (https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=134), si tratta di una canzone francese, File la laine, composta da Robert Marcy nel 1949 e cantata da Jacques Douai.
Comunque sia, in questa canzone, l’autore affronta ancora un discorso che oscilla tra amore e morte.
Chiedo scusa al lettore per la mia ignoranza, ma francamente non saprei dire se la "guerra di Valois" si sia realmente svolta, né quando ovviamente. È probabile che il testo alluda, non si sa con quanta attendibilità storica, a un episodio della guerra dei cent’anni (1337-1453) che i Valois - dinastia regnante dal 1328 al 1539 – ingaggiarono contro l'Inghilterra*. Tanto meno saprei dire se un fantomatico "Signor di Vly" sia realmente esistito e se, in tal caso, abbia davvero trovato morte in battaglia oppure, come si dice per tutti i grandi generali, sia spirato nel proprio letto ad un'età più o meno venerabile.
Avrei potuto documentarmi per sfoggio di erudizione, ma mi sembra che tali dati siano del tutto irrilevanti ai fini di una corretta interpretazione del testo, poiché l'elemento che De André vuole mettere in rilievo è il fiero, tacito, inesorabile dolore di una donna per la morte più o meno epica del suo uomo, di cui vien detto, non senza un pizzico di ironia:
se sia stato un prode eroe
non si sa, non è ancor certo.
Un'ironia sottile, allusiva ma evidente, che da un lato sottolinea l'insensatezza della guerra, e dall'altro mette in risalto lo scetticismo sull'opportunità di chiamare "eroe" chiunque vi partecipi. In fin dei conti, poco importa stabilire il valore in battaglia del Signore di Vly; ciò che conta è il dolore inconsolabile della sua donna, che:
per mill'anni e forse ancora piangerà la triste sorte.
L'iperbole è ingenua ma efficace; anzi risulta efficace in virtù del suo candore e della sua essenziale verità: perché il dolore sembra irreparabile e quindi idealmente eterno a chi lo attraversa. Proprio il suo carattere iperbolico, tuttavia, sottrae intensità sentimentale a questo insanabile dolore, dilatandone la lontananza temporale e di conseguenza sminuendone la forza. Viene un po' in mente, mutatis mutandis, il "re senza corona e senza scorta" de La canzone di Marinella, la cui sofferenza ci intenerisce ma si arresta alle soglie della vera commozione.

ASPETTI METRICI
Tre strofe di otto versi, ciascuna delle quali seguita da un ritornello di quattro versi.
I versi delle strofe sono ottonari; quelli dei ritornelli (in coincidenza con un mutamento ritmico e melodico) sono invece quinari doppi, compreso il secondo che, pur sembrando un endecasillabo non canonico, è di fatto legato al precedente da episinalefe (il che significa che tali versi andrebbero letti così: "Fila la lana, fila i tuoi giorni il- / luditi ancora che lui ritorni"). Fa eccezione il verso di chiusura, che è un endecasillabo vero e proprio in virtù della sostituzione della preposizione articolata "al" con "sul", che elimina la sinalefe con "pagine": l'eccedenza sembra imprimere un rallentamento alla linea melodica, quasi a voler suggellare con un senso di abbandono questa triste storia.
Considerando lo schema metrico, vi è la rima baciata nel ritornello (AABB), mentre le strofe presentano notevoli variazioni. Nella I restano irrelati tutti i versi dispari, mentre i versi pari sono legati, oltre che da rima ai vv. 6-8, da una rima imperfetta (v. 2) e una consonanza (v. 4). La strofa II ha lo schema seguente: ABABCDED, ma con primo e terzo verso legati da assonanza tonica anziché da rima. Lo schema della strofa III è invece: ABABCDBD, ma con C in assonanza tonica con A.

NOTE
* Si tratta della stessa guerra – quella dei cent'anni ovviamente, non quella di Valois – in cui, fra il 1429 e il 1431, trovò gloria e morte Giovanna d'Arco, la famosa pulzella d'Orléans. Se prescindiamo dalle motivazioni politiche (e cioè le rivendicazioni ereditarie da parte inglese sulla corona francese, per via di determinate parentele), possiamo tranquillamente affermare che causa non ultima della rivalità anglo-francese fu l'industria tessile delle Fiandre: la borghesia fiamminga si era infatti ribellata alla Francia, aiutata dall'Inghilterra... Questa cornice storica spiega in parte l'esordio del ritornello di questa canzone: "Fila la lana, fila i tuoi giorni".

[Giuseppe Cirigliano, Il "primo" De André, Emmelibri, Novara, 2004]


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Riprende il tema musicale di una ballata popolare francese del XV secolo e fa così trasparire il versante colto e di ricerca che caratterizza la maggior parte della produzione di De André. Una strofa a ritmo [...] presenta prima il lato politico della vicenda della guerra di Valois; poi, su un accordo maggiore che suona quasi impertinente sull'impianto di LA minore, si contrappone il lato sentimentale della dama abbandonata. Il ritornello, in cullante andamento ternario, conduce alla commiserazione del triste destino della vedova, cui non resta, come ad una sventurata Penelope, che filare la lana nell'illusione del ritorno del suo uomo.
[Matteo Borsani - Luca Maciacchini, Anima salva, p. 12]


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In Fila la lana, tratta da una canzone popolare del XV secolo, c'è l'amore perduto per colpa di un destino avverso e sublimato nelle pagine di un libro.
[Doriano Fasoli, Fabrizio De André. Passaggi di tempo, Edizioni Associate, Roma 1999, p. 80]


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Ritratto di una Penelope senza speranza sullo sfondo della guerra, una variante su La ballata dell'eroe affidata a una canzone francese del Cinquecento.
[Cesare G. Romans, Amico fragile. Fabrizio De André, Sperling & Kupfer, 19993, p. 104]