Testo realizzato sulla musica dell’adagio del celebre Concerto de Aranjuez di Joaquin Rodrigo, parla del passare lento e inesorabile del tempo che trasforma tutto, l’uomo e la natura; ma se la natura, nell’alternarsi delle stagioni, si ripete continuamente, l’uomo non può più ritrovare il tempo passato, l’unica cosa che gli rimane è il tesoro dei ricordi e la nostalgia della giovinezza: un giorno con un triste sorriso / ci diremo tra le labbra ormai stanche: / eri il mio caro amore.
La canzone risulta tra le meno conosciute in quanto fu inserita solo nella prima edizione dell’album Volume 1 e non venne più ripresa da Fabrizio, neanche in concerto. [Matteo Borsani – Luca Maciacchini, Anima salva, Tre Lune, Mantova, 1999, p. 35] Il pezzo, in origine, si basa nella parte sonora sul secondo movimento, l'Adagio, del notissimo Concerto de Aranjuez (1939) del compositore neoclassico spagnolo Joaquin Rodrigo. Dopo la lunga intro per corno inglese, a cui s'affianca la chitarra iberica, parte il testo deandreano che - quasi con bucolico pessimismo - tratta di un amore finito, attraverso uno sguardo melanconico che, dopo aver evocato la felicità degli inizi, conclude con un ricordo tristissimo. Il modo di trattare l'argomento - che spesso gioca sull'ambivalenza eros/thanatos - verrà poi meglio sviluppato nell'album successivo. Il testo, a sua volta, è ispirato alla canzone Aranjuez mon amour di Richard Anthony, tratta da un poema di Guy Bontempelli che parla di una rivolta antinapoleonica. La musica, per questioni di copyright, verrà poi rimpiazzata dallo stesso tema impiegato in La stagione del tuo amore. [Guido Michelone, Fabrizio De André. La storia dietro ogni canzone, Barbera, 2011, pp. 42-43] |