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           Le corse furono intrepide
           (come pesa oggi il riposo!)
           tra piroscafi e rapidi
           (che vuole da me quest'obeso at home?).
    
      5   Andavamo - ve ne ricordate,
           viaggiatore chissà dove scomparso? -
           filando leggeri nell'aria sottile
           come due spettri gioiosi!
    
           Poiché le passioni soddisfatte
     10  insolentemente oltre ogni misura
           riempivano di feste le nostre teste
           e nei nostri sensi, che tutto rassicura,
    
           tutto, la giovinezza, l'amicizia
           e i nostri cuori, ah! quanto liberi
           dalle donne commiserate
     15  e dall'ultimo dei pregiudizi,
    
           lasciando il timore dell'orgia
           e lo scrupolo al buon eremita
           perché, quando si varca la soglia,
           Ponsard non ammette più limiti.
    
     20  Fra altri biasimevoli eccessi,
           credo che bevemmo di tutto,
           dai più gran vini francesi
           al faro, allo stout,
    
           passando per le acqueviti
     25  considerate terribili,
           l'anima rapita al settimo cielo,
           il corpo, più umile, sotto i tavoli.
    
           Paesaggie città
           posavano per i nostri occhi mai stanchi;
     30  le nostre belle curiosità
           avrebbero mangiato ogni atlante.
    
           Fiumi e monti, bronzi e marmi,
           i tramonti d'oro, l'alba magica,
           l'Inghilterra, madre degli alberi,
     35  e il Belgio, figlio di torrioni,
    
           il mare, terribile e dolce insieme,
           ricamavano sul romanzo assai caro
           cui non lasciava tregua
           la nostra anima - e quid nella nostra carne?... -
    
     40  il romanzo di vivere in due uomini
           meglio di quanto facciano due sposi modello,
           ciascuno versando nel mucchio somme
           di sentimentiforti e fedeli.
    
           L'invidia dagli occhi di basilisco
     45  censurava quel modo di quotarsi:
           noi pranzavamo di biasimo pubblico
           e cenavamo con la stessa pietanza.
    
           Anche lamiseria infuriava
           a volte nel falansterio:
     50  si reagiva col coraggio,
           la gioia e le patate.
    
           Scandalosi senza sapere perché
           (forse era troppo bello)
           la nostra coppia restava serena
     55  come due bravi portabandiera,
    
           serena nell'orgoglio d'essere più liberi
           dei più liberi di questo mondo,
           sorda ai paroloni di ogni calibro,
           inaccessibile al riso immondo.
    
     60  Avevamo lasciato senza commozione
           tutti gli impedimenti a Parigi,
           lui qualche sciocco ingannato, e io
           una certa principessa Sorcio,
    
     65  una stupida che finì ancor peggio...
           Poi, ad un tratto, la nostra gloria cadde,
           e noi, da marescialli dell'Impero
           decaduti a briganti della Loira,
    
     70  ma decaduti di nostra volontà!
           era una licenza,
           per dirla in gergo militare, 
           la nostra separazione,
    
           licenza sotto le suole delle scarpe,
     75  e dopo quante campagne!
           Avete perdonato alle femmine?
           Io, ho rivisto poco quelle compagne,
    
           abbastanza però per soffrirne.
           Ah, com'è debole cuore il mio cuore!
     80  Ma è meglio soffrire che morire
           e soprattutto morire di languore.
    
           Vi dicono morto, voi. Che il Diavolo
           si porti con chi la riposrta
           l'irrimedaibile notizia
     85  che viene così a battere alla mia porta!
    
           Non voglio crederci. Morto, voi,
           tu, dio fra i semidei!
           Quelli che lo dicono sono pazzi.
           Morto, il mio grande peccato radioso
    
     90  tutto quel passato che ancora brucia
           nelle mie vene e nel mio cervello
           e che risplende e sfolgora
           sul mio fervore sempre nuovo!
    
           Morto tutto quel trionfo inaudito
     95  che risuonava senza freni né fine
           sull'aria mai svanita,
           scandito dal mio cuore che fu divino!
    
           Ma come! il poema miracoloso
           e l'omni-filosofia,
    100 e la mia patria e la mia bohème
           morti? Ma andiamo! tu vivi la mia vita!
    
    
    
           Les courses furent intrépides
           (Comme aujourd'hui le repos pèse!)
           Par les steamers et les rapides.
           (Que me veut cet at home obèse?)
    
      5  Nous allions, — vous en souvient-il,
           Voyageur où ça disparu ? —
           Filant légers dans l'air subtil,
           Deux spectres joyeux, on eût cru!
    
           Car les passions satisfaites
     10  Insolemment outre mesure
           Mettaient dans nos têtes des fêtes
           Et dans nos sens, que tout rassure,
    
           Tout, la jeunesse, l'amitié,
           Et nos cœurs, ah ! que dégagés
     15  Des femmes prises en pitié
           Et du dernier des préjugés,
    
           Laissant la crainte de l'orgie
           Et le scrupule au bon ermite,
           Puisque quand la borne est franchie
     20  Ponsard ne veut plus de limite.
    
           Entre autres blâmables excès
           Je crois que nous bûmes de tout,
           Depuis les plus grands vins français
           Jusqu'à ce faro, jusqu'au stout,
    
     25  En passant par les eaux-de-vie
           Qu'on cite comme redoutables,
           L'âme au septième ciel ravie,
           Le corps, plus humble, sous les tables.
    
     30  Des paysages, des cités
           Posaient pour nos yeux jamais las;
           Nos belles curiosités
           Eussent mangé tous les atlas.
     
          Fleuves et monts, bronzes et marbres,
     35  Les couchants d'or, l'aube magique,
           L'Angleterre, mère des arbres,
           Fille des beffrois, la Belgique,
    
           La mer, terrible et douce au point, —
           Brochaient sur le roman très cher
     40  Que ne discontinuait point
           Notre âme, — et quid de notre chair ?... —
    
           Le roman de vivre à deux hommes
           Mieux que non pas d'époux modèles,
           Chacun au tas versant des sommes
     45  De sentiments forts et fidèles.
    
           L'envie aux yeux de basilic
           Censurait ce mode d'écot :
           Nous dînions du blâme public
           Et soupions du même fricot.
    
     50  La misère aussi faisait rage
           Par des fois dans le phalanstère:
           On ripostait par le courage,
           La joie et les pommes de terre.
    
           Scandaleux sans savoir pourquoi,
     55  (Peut-être que c'était trop beau)
           Mais notre couple restait coi
           Comme deux bons porte-drapeau,
    
           Coi dans l'orgueil d'être plus libres
           Que les plus libres de ce monde,
     60  Sourd aux gros mots de tous calibres,
           Inaccessible au rire immonde.
    
           Nous avions laissé sans émoi
           Tous impédiments dans Paris,
           Lui quelques sots bernés, et moi
     65  Certaine princesse Souris,
    
           Une sotte qui tourna pire...
           Puis soudain tomba notre gloire,
           Tels, nous, des maréchaux d'empire
           Déchus en brigands de la Loire,
    
     70  Mais déchus volontairement !
           C'était une permission,
           Pour parler militairement,
           Que notre séparation,
    
           Permission sous nos semelles,
     75  Et depuis combien de campagnes !
           Pardonnâtes-vous aux femelles ?
           Moi j'ai peu revu ces compagnes,
    
           Assez toutefois pour souffrir.
           Ah, quel cœur faible que mon cœur !
     80  Mais mieux vaut souffrir que mourir
           Et surtout mourir de langueur.
    
           On vous dit mort, vous. Que le Diable
           Emporte avec qui la colporte
           La nouvelle irrémédiable
     85  Qui vient ainsi battre ma porte !
    
           Je n'y veux rien croire. Mort, vous,
           Toi, dieu parmi les demi-dieux !
           Ceux qui le disent sont des fous.
           Mort, mon grand péché radieux,
    
     90  Tout ce passé brûlant encore
           Dans mes veines et ma cervelle
           Et qui rayonne et qui fulgore
           Sur ma ferveur toujours nouvelle !
    
           Mort tout ce triomphe inouï
     95  Retentissant sans frein ni fin
           Sur l'air jamais évanoui
           Que bat mon cœur qui fut divin !
    
           Quoi, le miraculeux poème
           Et la toute-philosophie,
    100 Et ma patrie et ma bohème
           Morts ? Allons donc ! tu vis ma vie !
    
    
    
    [In Parallèlement, 1889. Ora, in Poesie, Guanda, Parma 1967, pp. 305-311] Traduzione di Giuseppe Cirigliano.

    COMMENTO
    In questa poesia, il cui titolo latino significa "felici ed errabondi" e che fu scritta dopo aver ricevuto la (falsa) notizia della morte del suo ex giovane amico, Verlaine rievoca il "vagabondaggio" a Bruxelles e Londra, compiuto assieme a Rimbaud nel 1872.
    Ovviamente nel ricordo gli aspetti negativi (dalle liti furibonde fra i due alla rottura con le rispettive famiglie e ai problemi economici, che alla fine minarono il rapporto) sbiadisce, e spiccano soprattutto gli elementi positivi, presentanti con accenti a tratti assati toccanti.
    A questo testo fa riscontro la poesia in prosa di Rimbaud, Vagabonds.