METRO
Poesia composta da tre strofe di sei versi ciascuna. I versi originali sono tetrasillabici. Le rime seguono lo schema AABCCB.
COMMENTO
Questo componimento, senz'altro uno dei più celebri "poème" di Verlaine, illustra molto bene la malinconia profonda dell'opera di questo grande poeta.
Il senso complessivo di questo componimento (che è sicuramente uno dei più celebri "poème" di Verlaine) è sufficientemente chiaro, una volta compreso il valore metaforico dell'esordio: "Les sanglots longs / des violons / de l'automne" sono infatti i rumori prodotti dalla pioggia (e/o dal vento) d'autunno, che diventano il simbolo di un dolore struggente ("blessent mon coeur / d'une langueur / monotone").
Immerso in uno stato d'animo angoscioso, quasi in preda a un senso di soffocamento, il poeta piange al ricordo dei giorni passati (ma non si sa se pentito per qualche errore commesso, o se perché ne rimpiange la svanita dolcezza). Il pianto è così intenso che gli impedisce di reagire, togliendogli ogni voglia di lottare. E perciò si abbandona, completamente passivo, al proprio destino, simboleggiato dal "vent mauvais" dell'ultima strofa. Nell'ultimo verso, in due sole parole ("feuille morte") assistiamo prima al ridimensionamento (tramite similitudine) dell'esistenza umana, e poi al suo annullamento.
Ma più che nel significato, il valore della lirica (una delle più riuscite di Verlaine) sta nella sua suggestione musicale, che ovviamente va del tutto perduta nella traduzione. Notiamo intanto la brevità dei versi, quasi spezzati come i singhiozzi del pianto. E notiamo come, nella prima strofa, rime e assonanze ("sanglots", "longs", "violons", "automne", "mon") preparano e concorrono ad intensificare lo spessore emotivo dell'aggettivo ("monotone") con cui il poeta definisce il proprio stato d'animo. Infine, l'allitterazione del fonema /v/, nei primi due versi dell'ultima strofa, dà quasi l'impressione del moto del vento.
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