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          Amai trite parole che non uno
          osava. M'incantò la rima fiore
          amore,
          la più antica, difficile del mondo
          Amai la verità che giace al fondo,
          quasi un sogno obliato, che il dolore
          riscopre amica. Con paura il cuore
          le si accosta, che più non l'abbandona.
          Amo te che mi ascolti e la mia buona
    10  carta lasciata al fine del mio gioco.
    
    
    [Mediterranee, 1946]

    METRO
    Due quartine e un distico di endecasillabi, escluso il v. 3 che è un ternaio. Lo schema è a schema è a rima baciata, con l'eccezione del primo e dell'ultimo verso (ABBC CDDE EF).

    COMMENTO
    Data la sua collocazione cronologica, questa poesia, più che una dichiarazione d'intenti, rappresenta un bilancio e una sintesi dell'attività di Saba.
    Le due quartine, con ripresa anaforica (vedi anafora) sono incentrate sui due momenti che hanno caratterizzato la sua esperienza poetica: la prima, sugli aspetti formali ("Amai trite parole.." "M'incantò la rima fiore / amore"); la seconda sui contenuti preferiti dall'autore ("Amai la verità..."). Infine, nel distico finale, viene confermato ("Amo") il valore delle scelte compiute.
    Una sola annotazione per la comprensione di questa lirica, che di per sé non comporta particolari difficoltà: la "buona / carta" degli ultimi due versi indica la stessa poesia di Saba, caratterizzata da un'assoluta spontaneità ed onestà intellettuale.