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    A M. P. Demeny
    
          E la Madre, chiudendo il libro del dovere1,
          Se ne andava, soddisfatta e assai fiera, senza vedere
          Negli occhi azzurri e sotto la fronte prominente2,
          l’anima del suo bambino piena di ripugnanze.
    
      5  Tutto il giorno trasudava obbedienza; molto
          intelligente eppure dei neri tics, alcune manìe,
          rivelavano in lui acri ipocrisie3.
          Nei corridoi bui dai parati ammuffiti,
          Lui passava con la lingua fuori, coi pugni
     10  sull’inguine, e vedeva punti dentro gli occhi chiusi4.
          Una porta si apriva nella sera: alla lampada
          Lo scoprivano lassù, a rantolare sulla rampa5,
          sotto un golfo di luce appeso al tetto6.
          Soprattutto d’estate, àtono, vinto, si ostinava testardo7
     15  A rinchiudersi nella frescura delle latrine:
          Là pensava tranquillo inebriando le narici8.
          Quando, lavato dagli odori del giorno9, l’orto
          Dietro la casa, d’inverno, si riempiva della luce della luna
          Steso ai piedi d’un muro, sepolto nella marna10
     20  spremendo visioni dal suo occhio intontito,
          Ascoltava brulicare le putride spalliere11
          Pietà! Era amico soltanto di quei bambini12 scarni
          Che, a fronti nude, occhi stinti sulle guance,
          Celando magre dita nere e gialle di fango,
     25  Sotto vesti vecchiotte puzzolenti di sciolta13,
          Conversavano con la dolcezza degli idioti!
          E se, nel sorprenderlo in compassioni immonde14, 
          la madre inorridiva; le tenerezze, profonde,
          Del bambino balzavano su quello stupore15.
     30  Era bello. Lei aveva lo sguardo azzurro, e bugiardo16!
    
          A sette anni, faceva romanzi17 sulla vita
          Del vasto deserto, dove splende la Libertà18 rapita,
          Soli, foreste, savane, rive! – Si aiutava
          Con i giornali illustrati in cui, rosso19, guardava
     35  Ridere le Spagnole e le Italiane20. Quando, pazza,
          Occhi bruni, grembiulino d’indiana, – otto anni, –
          Quando veniva la bambina degli operai vicini,
          la piccola selvaggia, scotendo le trecce,
          in un angolo, gli saltava a a cavalcioni,
     40  Lui, standole di sotto, le addentava le natiche,
          Perché non portava mai le mutandine;
          E, pestato da lei coi pugni e coi calcagni,
          Si portava i sapori della sua pelle in camera21.
          Odiava le domeniche squallide, a dicembre,
     45  In cui, impomatato, su un tavolino di mogano
          Leggeva una Bibbia dal taglio22 verde-cavolo.
          Nell'alcova24, ogni notte, era oppresso dai sogni.
          Non amava Dio; ma gli uomini che, la sera fulva24,
          Vedeva rientrare neri, in camiciotto25, al sobborgo
     50  Dove i banditori al rullo dei tamburi
          Fanno rumoreggiare e ridere ai proclami le folle.
          – Sognava le praterie piene d’amore, dove ondate
          Di luce, sani profumi, pubescenze dorate,
          Calmamente si espandono e prendono il volo26!
    
     55  E come assaporava le cose misteriose
          Quando, nella stanza nuda con le persiane chiuse,
          Alta e azzurra, satura di un'acre27 umidità,
          Leggeva il suo romanzo sempre rimeditato,
          Pieno di grevi cieli color ocra28 e foreste affogate,
     60  Fiori di carne esplosi ai boschi siderali29,
          vertigine, scoscendimenti, disfatte, pietà30!
          – Mentre avevano inizio i rumori del quartiere,
          Giù in basso – da solo, e steso su una pezza
          Di tela grezza, e presentendo con violenza la vela31!
    
    26 maggio 1871
    
    
    
    À M. P. Demeny
    
          Et la Mère, fermant le livre du devoir,
          S’en allait satisfaite et très fière sans voir,
          Dans les yeux bleus et sous le front plein d’éminences,
          L’âme de son enfant livrée aux répugnances.
    
      5  Tout le jour il suait d’obéissance ; très
          Intelligent ; pourtant des tics noirs, quelques traits,
          Semblaient prouver en lui d’âcres hypocrisies.
          Dans l’ombre des couloirs aux tentures moisies,
          En passant il tirait la langue, les deux poings
    10  À l’aine, et dans ses yeux fermés voyait des points.
          Une porte s’ouvrait sur le soir ; à la lampe
          On le voyait, là-haut, qui râlait sur la rampe,
          Sous un golfe de jour pendant du toit. L’été
          Surtout, vaincu, stupide, il était entêté
    15  À se renfermer dans la fraîcheur des latrines :
          Il pensait là, tranquille et livrant ses narines.
          Quand, lavé des odeurs du jour, le jardinet
          Derrière la maison, en hiver, s’illunait,
          Gisant au pied d’un mur, enterré dans la marne
     20 Et pour des visions écrasant son œil darne,
          Il écoutait grouiller les galeux espaliers.
          Pitié ! Ces enfants seuls étaient ses familiers
          Qui, chétifs, fronts nus, œil déteignant sur la joue,
          Cachant de maigres doigts jaunes et noirs de boue,
     25  Sous des habits puant la foire et tout vieillots,
          Conversaient avec la douceur des idiots!
          Et si, l’ayant surpris à des pitiés immondes,
          Sa mère s’effrayait ; les tendresses profondes,
          De l’enfant se jetaient sur cet étonnement.
     30  C’était bon. Elle avait le bleu regard, — qui ment!
    
          À sept ans, il faisait des romans, sur la vie
          Du grand désert, où luit la Liberté ravie,
          Forêts, soleils, rios, savanes! — Il s’aidait
          De journaux illustrés où, rouge, il regardait
     45  Des Espagnoles rire et des Italiennes.
          Quand venait, l’œil brun, folle, en robes d’indiennes,
          — Huit ans, — la fille des ouvriers d’à côté,
          La petite brutale, et qu’elle avait sauté,
          Dans un coin, sur son dos, en secouant ses tresses,
     40  Et qu’il était sous elle, il lui mordait les fesses,
          Car elle ne portait jamais de pantalons ;
          — Et, par elle meurtri des poings et des talons
          Remportait les saveurs de sa peau dans sa chambre,
    
          Il craignait les blafards dimanches de décembre,
     45  Où, pommadé, sur un guéridon d’acajou,
          Il lisait une Bible à la tranche vert-chou ;
          Des rêves l’oppressaient chaque nuit dans l’alcôve.
          Il n’aimait pas Dieu ; mais les hommes, qu’au soir fauve,
          Noirs, en blouse, il voyait rentrer dans le faubourg
     50  Où les crieurs, en trois roulements de tambour
          Font autour des édits rire et gronder les foules.
          — Il rêvait la prairie amoureuse, où des houles
          Lumineuses, parfums sains, pubescence d’or,
          Font leur remuement calme et prennent leur essor!
    
     55  Et comme il savourait surtout les sombres choses,
          Quand, dans la chambre nue aux persiennes closes,
          Haute et bleue, âcrement prise d’humidité,
          Il lisait son roman sans cesse médité,
          Plein de lourds ciels ocreux et de forêts noyées,
     60  De fleurs de chair aux bois sidérals déployées,
          Vertige, écroulements, déroutes et pitié!
          — Tandis que se faisait la rumeur du quartier,
          En bas, — seul, et couché sur des pièces de toile
          Écrue, et pressentant violemment la voile!
    
    26 mai 1871
    
    
    [da Poésies. Traduzione di Giuseppe Cirigliano]

    COMMENTO
    In questa poesia, composta nel 1871 (ad appena 17 anni), Rimbaud, pur parlando in terza persona, si riferisce a sé stesso.
    Descrive un bambino di sette anni, bello, bravo ed ubbidiente, che ha strane manie: corre per i corridoi bui della casa a pugni chiusi, con la lingua di fuori e gli occhi stretti. Spesso si ritira a pensare in luoghi solitari (sul terrazzo della casa, sotto una lampada, in fresche latrine) ed è amico di bambini poveri e puzzolenti. La madre ogni tanto lo sorprende ma fa finta di non vedere; mente a sé stessa e al suo bambino, tenero e bello.
    In sostanza Rimbaud traccia un ritratto di sé come di un bambino destinato a essere un poeta.

    NOTE

    1 il libro del dovere: probabilmente il libro delle preghiere fatte recitare al bambino, o forse il libro dei compiti (devoirs, in francese).
    2 la fronte prominente: segno di predisposizione intellettuale (in questo caso il "bernoccolo" della poesia)
    3 acri ipocrisie: l'obbedienza del v. 5 era una risentita finzione.
    4 vedeva punti dentro gli occhi chiusi: stringendosi il sesso e chiudendo gli occhi, il bambio si procura una specie di visione.
    5 lassù... sulla rampa: il bambibo coltiva le sue estasi solitarie in un angolo appartato della casa (in cima alle scale).
    6 Sotto un golfo... tetto: a un fascio di luce proveniente da un abbaino.
    7 àtono... testardo: domato dalla superiorità degli adulti, ma racchiudendo in sé un'ostinata ribellione.
    8 inebriando le narici: la ribellione si manifesta nella ricerca di sensazioni "sporche", condannate dall'educazione.
    9 lavato... giorno: nel freddo della sera si attenuano gli odori.
    10 marna: terriccio sabbioso.
    11 brulicare... spalliere: il legno imputridito brulica di insetti, ed anche questa è un'occasione per cogliere sensazioni insolite.
    12 quei bambini: bambini poveri, forse mendicanti.
    13 sciolta: diarrea.
    14 immonde: dal punto di vista della madre, che non approva quelle compagnie.
    15 le tenerezze... stupore: il bisogno di affetto del bambino approfitta dello spavento della madre per avere le sue carezze.
    16 Lei aveva... bugiardo: per il bimbo la madre è bella e insiemme ingannatrice (il suo affetto è sentito inautentico).
    17 faceva romanzi: fantasticava.
    18 la Libertà: la libertà dalle costrizioni del vivere civile.
    19 rosso: arrossendo di piacere o di vergogna.
    20 Spagnole... Italiane: donne di paesi "meridionali", dal fascino esotico.
    21 Stando sotto... pelle: Il gico infantile si trasforma in gioco erotico.
    22 taglio: il dorso del libro.
    23 alcova: camera da letto.
    24 fulva: rosseggiante.
    25 in camiciotto: l'abito tipico degli operai nell'Ottocento.
    26 Sognava... il volo: Le immagini di questi versi sono volutamente vaghe, indistinte. Le "pubescenze d'orto" indicano la peluria che copre alcune piante, da interpretare qui in senso vagamente sessuale.
    27 acre: dall'odore pungente.
    28 ocra: color giallo-bruno.
    29 Fiori di carne... boschi siderali: fiori esotici, dall'aspetto carnoso. L'espressione "boschi siderali" vuol forse dire che gli alberi si stagliano potentemente contro il cielo.
    30 vertigine... pietà: sono "momenti" delle avventure fantastiche, forse lette o forse immaginate dal bambino.
    31 la vela: nel gioco, il bambino immagina di essere una nave che manifesta il suo violento desiderio di evasione.