I.
Giaceva. i servi avevano legato
le sue braccis infanili sul corpo del vegliardo;
giaceva su di lui lunghe, dolci ore,
un po' paurosa della sua vecchiaia.
5 E a tratti, se strideva una civetta,
nella sua barba ella celava il viso,
e intorno a lei tutto ciò ch'era notte,
desiderio e paura, si addensava.
Tremavano simili a lei le stelle,
10 s'aggirava un profumo per la camera,
lo sbatter della tenda dava un segno
e tacito il suo sguardo lo seguiva.
Ma si teneva stretta al vecchio oscuro
e, non raggiunta dalle notti delle notti,
15 giaceva su quel corpo regale che gelava
vergine e leggera come un'anima.
II.
Per tutto il giorno vuoto il re pensava
alle opere compiute, alle gioie non godute,
e alla sua cagna di tutte più care.
20 Ma a sera sopra il suo corpo Abisag
s'inarcava. La sua vita confusa
come costa insidiosa era deserta
sotto i seni di lei, astri tranquilli.
E a volte, esperto delle donne, tra
25 le proprie sopracciglia riconobbe
la bocca immota senza baci; e seppe:
da lei la verga verde del sentire
non discendeva fino a lui nel fondo.
Rabbrividì. In ascolto come un cane,
30 nell'ultimo suo sangue si cercava.
[In Poesie, Einaudi, Torino 2000]
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