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    I.
    
          Tutto tenevo aperto di me, dimenticavo
          che fuori non ci sono solo cose ed animali
          sempre in sé intenti, il cui occhio sporge
          dal cerchio della loro vita appena
      5  come fa un quadro dalla sua cornice;
          che da ogni parte in me lasciavo irrompere
          sguardi, curiosità, pensieri senza posa.
          Forse si formano occhi nello spazio
    10  e vedono. Ah, solo in te gettandosi 
          non è esposto il mio viso a suargi estranei,
          in te concresce e oscuro all'infinito
          nel tuo cuore protetto si prolunga.
    
    III.
          
          Come si preme un fazzoletto sulla bocca affannosa, 
    15  anzi: su una ferita da cui tutta
          la vita in un sol getto vuole erompere,
          io ti stringevo a me e del mio sangue
          tutta ti coloravi. Chi dirà ciò che ci accadde?
          Tutto ricuperammo per cui sempre
    20   il tempo era mancato. Io stranamente maturai
          ogni slancio di mai vissuta gioventù,
          e tu vivesti, Amata, sul mio cuore
          non so quale impetuosa fanciullezza.
    
    III.
          
          Allora non basta ricordare. Il puro esistere
    25  di quegli istanti duri sul mio fondo,
          deposito di una soluzione
          immensamente satura. Perché
          io non ti ricordo, ciò che sono
          per amore tuo mi comuove. Io non t'invento
    30  in luoghi tristi che perdettero calore
          quando tu te ne andasti. Ed anche il tuo non esserci
          caldo è di te ed è più vero, è più
          del tuo mancarmi. La nostalgia sfuma
          troppo spesso nel vago. Perché slanciarmi fuori
    35  mentre il tuo influsso forse è su me lieve
          come raggio di luna al davanzale.
    
    
    
    [In Poesie, Einaudi, Torino 2000]