METRO
Epigramma in distici di versi liberi, tranne due endecasillabi (vv. 4 e 6).
COMMENTO
Questa poesia fa parte de La religione del mio tempo, una raccolta di poesie edita da Garzanti nel 1961 e dedicata ad Elsa Morante. In essa, Pasolini volge lo sguardo al futuro mettendo in evidenza gli effetti del neocapitalismo e della rinuncia rivoluzionaria nell'Italia del boom economico, tra gli anni '50 e '60. Si tratta dunque di una poesia profondamente civile.
In questo testo Pasolini, che ha in mente una classe operaia ormai proiettata in una società borghese postmoderna (quella del nord Italia, integrata ideologicamente al neocapitalismo industriale), si rivolge al sottoproletariato privato dei diritti civili, ai più poveri, agli oppressi, al bracciante diventato mendicante, al napoletano e al calabrese, all'analfabeta, e a tutti loro chiede di sventolare la bandiera rossa. Il partito, quello comunista, deve infatti diventare, anche e soprattutto, il partito degli umili particolarmente sfruttati e disprezzati.
Lo stesso poeta, alludendo a questo testo, scrisse in un articolo: "In esso delineo una tragica situazione di regresso nel sud (come si sa, coincidente con il progresso economico, almeno apparente, del nord) e concludo augurandomi che la bandiera rossa ridiventi un povero straccio sventolato dal più povero dei contadini meridionali. Forse per questo Salinari [si tratta di Carlo Salinari, noto critico letterario dell'epoca] mi chiama, senza mezzi termini, senza appello,"populista".
|