METRO
Versi liberi, con prevalenza di senari (8 versi su 20) e poi ternari, novenari, endecasillabi.
COMMENTO
L'esordio ricorda la Desolazione di Sergio Corazzini, ma qui il poeta-fanciullo diventa il "saltimbanco" della propria anima, tra "follia" e "malinconia", e con una superstite "nostalgia" di una condizione non mistificata; il poeta intende infatti mettere a nudo il suo cuore, in una vaga richiesta di corrispondenza, se non di comprensione e condivisione. Nel complesso, osserva Mario Pazzaglia, "c'è qui una demistificazione sofferta della condizione del poeta; certo, sminuita rispetto alle esaltazioni dannunziane (e anche pascoliane), ma vista come ancora capace di esprimere un'esperienza patetica aristocratica, una follia e una malinconia che appaiono ancora un segno d'eccezionalità in una società meschina che non chiede più nulla alla poesia. L'immagine finale del saltimbanco (...) è pur sempre un'immagine di libertà, di gioco magari pericoloso, ma che rifiuta la necessità imposta dal conformsimo, anche se appare chiusa in una solitudine malinconica di sradicato".
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