Voi ve ne siete andato,
come suol dirsi,
all'altro mondo.
Il vuoto...
5 Volate,
fendendo le stelle.
Senza un acconto,
senza libagioni.
Sobrietà.
10 No, Esenin,
questo
non è dileggio,-
in gola
ho un groppo di pena,
15 non un ghigno.
Vedo
che con la mano recisa, esitando,
dondolate il sacco
delle vostre
20 ossa.
Smettetela,
cessate!
Siete matto?
Lasciarsi
25 imbiancare
le guance
dal gesso mortale?
Proprio
voi che
30 sapevate sbizzarrirvi,
come nessun altro
a questo
mondo.
Perché,
35 a che scopo?
L'incertezza ha provocato scompiglio.
I critici borbottano:
"Le cause
sono queste
40 e quelle,
e in specie
lo scarso affratellamento
per effetto
della molta birra e del molto vino".
45 Si dice
che se aveste sostituito
la bohème
con la classe,
la classe avrebbe influito su di voi
50 e così non vi sareste più accapigliato.
Già, come se la classe
spegnesse la sete
col "kvas".
La classe
55 anche lei non scherza nel bere.
Si dice
che, a mettervi accanto
qualcuno di "Na postù",
voi sareste diventato
60 assai più bravo
nel contenuto:
voi
avreste scritto
al giorno
65 centinaia di versi
stucchevoli
e lungagginosi
come Doronin.
Ma, a parer mio,
70 se si fosse verificata
una tale incongruenza
vi sareste soppresso
ancor prima.
Meglio infatti
75 morire di vodka
che di tedio!
A noi
non sveleranno
i motivi della perdita
80 né il cappio
né il temperino.
Forse,
ci fosse stato
inchiostro all'"Angleterre",
85 non avreste avuto ragione
di tagliarvi
le vene.
Gli epigoni si rallegrarono:
"Imitiamolo!"
90 Poco mancò
che un drappello di loro
non facesse di sé giustizia.
Perché
aumentare
95 il numero dei suicidi?
Meglio
accrescere
la produzione di inchiostro!
Ora
100 per sempre
la lingua
è chiusa fra i denti.
E' penoso
coltivare misteri.
105 Il popolo,
creatore del linguaggio,
ha perduto
un roboante
sbornione apprendista.
110 E c'è già chi porta
rottami di versi in suffragio
da precedenti
esequie,
quasi senza rifarli.
115 Nel tumulo
conficcano
pali di ottuse rime,-
è così
che bisogna onorare
120 un poeta?
Per voi non è stato sinora
fuso alcun monumento
- dov'è
il bronzo squillante
125 o il granito a faccette? -
e già ai cancelli della memoria
poco per volta
hanno ammucchiato
le ciarpe delle dediche
130 e delle ricordanze.
Il vostro nome
nei fazzolettini è smoccicato,
Sobinov sbava
la vostra parola
135 e canticchia
sotto una betullina stenta:
"O amico mio,
né un motto
né un so-o-o-spir".
140 Eh,
poter discorrere altrimenti
con codesto
Leonid Lohengrinyc!
Potersi qui levare,
145 tonante attaccabrighe:
"Non vi permetto
di cincischiare
i miei versi!"
Poterli
150 assordare
con un fischio a tre dita
contro la nonna
e Dio, la madre, l'anima!
Perché si disperda
155 l'inetta marmaglia,
gonfiando
come vele
un nuvolo di giacche,
perché
160 alla spicciola
Kogan se la batta,
storpiando
i passanti
con le picche dei baffi.
170 Finora
il canagliume
s'è poco diradato.
Molto è il lavoro,
occorre fare in tempo.
175 Bisogna
dapprima
trasformare la vita
e, trasformata,
si potrà esaltarla.
180 Quest'epoca
è difficiletta per la penna.
Ma ditemi
voi,
sciancati e sciancate,
185 dove,
quando,
qual grande si è scelto
una strada
più battuta
190 e più facile?
La parola
è un condottiero
della forza umana.
March!
195 Che il tempo
esploda dietro a noi
come una selva di proiettili.
Ai vecchi giorni
il vento
200 riporti
solo
un garbuglio di capelli.
Per l'allegria il pianeta nostro
205 è poco attrezzato.
Bisogna
strappare
la gioia
ai giorni futuri.
210 In questa vita
non è difficile
morire.
Vivere
è di gran lunga più difficile.
[In Tutte le opere, Pgreco, Roma 2011]
|