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          Come lo videro morto,
          lui così bravo così forte così tenero,
          i cavalli di Achille si misero a piangere Patroclo -
          era lo sdegno del loro io immortale
      5  che fremeva a quel tragico guasto.
          Piegavano la testa, scuotevano le lunghe criniere
          e con l'unghia raspavano la terra lamentando
          unitamente di sentirlo lì sotto esanime, lo spirito
          smarrito, indifeso, senza fiato;
    10  dalla vita restituito al Gran Nulla. 
          Zeus vide il pianto, ebbe pietà dei divini
          corsieri. E disse: "Alle nozze di Pèleo avrei dovuto
          agire con più circospezione. Meglio,
          o miei cavalli, che non vi avessi mai ceduto!
          Che cercavate laggiù tra i mortali, tra i miseri
          blocchi della sorte? Ora, eccovi afflitti
          da effimeri mali, voi che io ho fatto
          liberi da vecchiaia e da morte, e già
          partecipi dei guai degli umani". - Nonpertanto
    20  le due nobili bestie piangevano sempre
          l'irrevocabile sventura della morte.
    
    
    [Settacinque poesie, Einaudi, Torino 1992]