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          Donna, vano1 è il pensier che mai non crede
          che venga il tempo della sua vecchiezza,
          e che la giovinezza
          abbi sempre a star ferma in una tempre2. 
    
      5  Vola l'etate3 e fugge;
          presto di nostra vita manca il fiore4:
          e però dé'5 pensar il gentil core
          ch’ogni cosa ne porta6 il tempo e strugge7.
          Dunque dé' gentil donna aver merzede8
    10  e non di sua bellezza essere altèra9: 
          perché folle è chi spera
          viver10 in giovinezza e bella sempre.
    
    
    [Da Scritti scelti, Utet, Torino 1955, p. 212]

    METRO.
    Canzone a ballo con schema metrico ABbCDEEDAFfC.

    COMMENTO
    Si tratta di uno dei più celebri componimenti intorno al tema della fugacità del tempo e in genere della vanità delle cose umane: un tema generalmente umanistico, che però Lorenzo tratta in modo personalissimo.
    La sola certezza umana - quella della morte [come non ricordare 'a livella del grande Totò, o l'Eguagliatrice di Guido Gozzano?] - non è motivo di disperazione per il poeta, bensì accettazione, malinconica e insieme virile, di un destino caduco ed aleatorio, che va vissuto in quanto tale, e nel modo in cui ciascuno sceglie.

    NOTE
    1 vano: fallace, illusorio, ingannevole.
    2 in una tempre: nella stessa condizione.
    3 l'etate: l'età.
    4 il fiore: la parte migliore (cioè la giovinezza).
    5 però de': perciò deve.
    6 ne porta: porta via.
    7 strugge: distrugge, consuma.
    8 merzede: pietà (del suo innamorato).
    9 altèra: sdegnosa, superba.
    10 viver: di vivere.