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          Tanto gentile e tanto onesta1 pare
          la donna mia quand'ella altrui2 saluta,
          ch'ogne lingua deven tremando muta,
          e gli occhi no l'ardiscon di guardare3.
    
    5    Ella si va4, sentendosi laudare5,
          benignamente d'umiltà vestuta;
          e par che sia una cosa venuta
          da cielo in terra a miracol mostrare6.
    
          Mostrasi sì piacente a chi la mira,
    10  che dà per gli occhi una dolcezza al core,
          che 'ntender no la può chi no la prova.
    
          e par che de la sua labbia7 si mova8
          un spirito soave pien d'amore,
          che va dicendo a l'anima: Sospira. 
    
    
    [Vita nuova]

    METRO
    Sonetto con schema metrico ABBA ABBA CDE EDC).

    COMMENTO
    In questo sonetto, che fa parte della Vita Nova, viene celebrata Beatrice, ovvero il personaggio femminile più noto della letteratura italiana. La levità e la grazia del suo dettato lo elevano al di sopra del sostanziale "manierismo" del dolce stil novo (o stilnovismo), corrente letteraria nata in Italia nel XIII secolo e di cui lo stesso Dante fu in gioventù uno degli esponenti più qualificati.
    Concetto fondamentale dello Stilnovo, ripreso anche in questo sonetto, è l'idea che identifica la nobiltà (nel v.1 "gentil" sta appunto per "nobile") con la virtù, e l'amore con la gentilezza. L'amore diventa dunque nello Stilnovo una sorgente di perfezionamento morale e di elevazione a Dio per mezzo della figura della "donna-angelo", ed è evidentemente la tematica fondamentale sia della corrente nel suo insieme che del componimento qui preso in esame. Beatrice (nella realtà Bice di Folco Portinari) è infatti descritta come una creatura angelica, lontana da ogni forma di terrena fisicità. Le sue virtù sono tutte spirituali: nobiltà d'animo, decoro, modestia. Anche i tratti fisici, come il saluto e il volto ("labbia") agiscono in funzione di un fascino soprannaturale, di cui vengono sottolineati gli effetti miracolosi. Chiunque incontri Beatrice, resta infatti senza parole ed avverte una "dolcezza" al cuore altrimenti preclusa. Insomma, più che evocare immagini concrete, Dante mira a riprodurre una situazione psicologica e spirituale, ponendo l'accento sui benefici effetti suscitati dall'apparizione della sua donna.
    Da un punto di vista propriamente linguistico, il sonetto, pur sembrando di immediata comprensione, nasconde non poche insidie per un lettore moderno che potrebbe incorrere in errori di "traduzione" e comprensione linguistica. A parte vari termini arcaici come "ogne", "deven", "lauda", "vestuta", "spirto", le difficoltà che possono incontrarsi riguardano anche quei vocaboli che sembrano essersi mantenuti identici nella nostra lingua. Non è così: "gentile" equivale a nobile (nel senso stilnovistico di nobiltà d'animo), "pare" vuol dire appare (cioè si manifesta in maniera evidente).
    In sintonia col contenuto, il livello formale presenta un lessico raffinato ed un ritmo lento e sognante.

    PARAFRASI. La mia donna appare (quindi "è": non "sembra") tanto gentile e dignitosa, quando saluta la gente, che chiunque ammutolisce per l'emozione e nessuno osa guardarla. Ella, pur accorgendosi d'essere ammirata, cammina con un atteggiamento umile e sembra una creatura discesa dal cielo, mostrandosi come un miracolo. A chi la contempla si mostra così bella che, attraverso gli occhi, trasmette al cuore una tale dolcezza che chi non la prova non può comprenderla: e sembra che dal suo volto si sprigioni un sospiro soave pieno d'amore, che induce l'anima a sospirare.

    NOTE
    1 tanto gentile... onesta: tanto nobile (d'animo) e tanto dignitosa (virtuosa).
    2 altrui: gli altri, la gente.
    3 ch'ogne lingua... guardare: doppia sineddoche: sia la "lingua" che "li occhi" indicano infatti delle persone.
    4 si va: procede, cammina (il "si" è pleonastico).
    5 sentendosi laudare: accorgendosi (avvedendosi) di essere ammirata (se nessuno parla, ella non può "sentire" alcuna lode).
    6 a miracol mostrare: a manifestare (testimoniare) la presenza divina.
    7 de la sua labbia: dal suo volto.
    8 si mova: si sprigioni, si effonda.