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          Perch'i' no spero di tornar giammai,
          ballatetta, in Toscana,
          va' tu, leggera e piana,
          dritt' a la donna mia,
      5  che per sua cortesia1
          ti farà molto onore.
    
          Tu porterai novelle2 di sospiri
          piene di dogli'3 e di molta paura;
          ma guarda che persona non ti miri
     10  che sia nemica di gentil natura:
          ché certo per la mia disaventura
          tu saresti contesa4,
          tanto da lei ripresa5
          che mi sarebbe angoscia;
     15  dopo la morte, poscia,
          pianto e novel dolore.
    
          Tu senti, ballatetta, che la morte
          mi stringe sì, che vita m'abbandona;
          e senti come 'l cor si sbatte forte
     20  per quel che ciascun spirito ragiona6.
          Tanto è distrutta già la mia persona,
          ch'i' non posso soffrire7:
          se tu mi vuoi servire,
          mena l'anima teco
     25  (molto di ciò ti preco)
          quando uscirà del core.
    
          Deh, ballatetta mia, a la tu' amistate8
    
          quest'anima che trema raccomando:
          menala teco, nella sua pietate9,
     30  a quella bella donna a cu' ti mando.
          Deh, ballatetta, dille sospirando,
          quando le se' presente:
          «Questa vostra servente
          vien per istar con voi,
     35  partita10 da colui
          che fu servo d'Amore».
    
          Tu, voce sbigottita e deboletta
          ch'esci piangendo de lo cor dolente,
          coll’anima e con questa ballatetta
     40  va' ragionando della strutta11 mente.
          Voi troverete una donna piacente12,
          di sì dolce intelletto
          che vi sarà diletto13
          starle davanti ognora14.
     45  Anim', e tu l'adora15
          sempre, nel su' valore.
    
    
    [Rime, BUR, Milano 1978, pp. 136-138]

    METRO
    Ballata mezzana formata da quattro stanze di dieci versi ciascuna (endecasillabi e settenari), con schema metrico ABABBccddx; ripresa di sei versi corrispondenti alla sirma di ogni stanza, con schema Abbccx (l'ultimo verso di ogni stanza presenta sempre la stessa rima x).

    COMMENTO
    Questa ballata, la più celebre fra quelle cavalcantiane, fu probabilmente composta da Cavalcanti durante l'estate del 1300, quando il poeta, malato, si trovava in esilio a Sarzana e aveva il presentimentoangoscioso della morte imminente.
    Il poeta si rivolge direttamente ed accoratamente (e tuttavia con un tono dimesso ed elegiaco) alla lirica, pregandola di recarsi in Toscana dalla donna amata, per portarle tristi notizie sul suo conto, facendo bene attenzione a non esporsi alle maldicenze dei suoi nemici.

    NOTE
    1 per sua cortesia: secondo le leggi della virtù e dell'onore.
    2 novelle: notizie.
    3 dogli': dolori
    4 contesa: impedita
    5 ripresa: biasimata.
    6 ragiona: dice.
    7 soffrire: tollerare.
    8 amistate: amicizia.
    9 nella sua pietate: nella sua condizione pietosa.
    10 partita: separata e allontanata.
    11 strutta: distrutta.
    12 piacente: che emana benevolenza dalla sua bellezza.
    13 vi sarà diletto: sarà per voi un piacere.
    14 ognora: continuamente.
    15 l'adora: adorala.