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          In un boschetto trova' pasturella
          più che la stella1 – bella, al mi' parere2.
    
          Cavelli avea biondetti e ricciutelli,
          e gli occhi pien' d'amor, cera rosata3;
      5  con sua verghetta pasturav' agnelli;
          [di]scalza, di rugiada era bagnata;
          cantava come fosse 'namorata:
          er' adornata – di tutto piacere4.
    
          D'amor la saluta' imantenente
     10  e domandai s'avesse compagnia;
          ed ella mi rispose dolzemente
          che sola sola per lo bosco gia6,
          e disse: «Sacci7, quando l'augel pia8,
          allor disïa – 'l me' cor drudo9 avere».
    
     15  Po' che mi disse di sua condizione
          e per lo bosco augelli audìo cantare,
          fra me stesso diss' i': «Or è stagione10
          di questa pasturella gio' pigliare11».
          Merzé le chiesi sol che di basciare
     20  ed abracciar, – se le fosse 'n volere.
    
          Per man mi prese, d'amorosa voglia,
          e disse che donato m'avea 'l core;
          menòmmi sott' una freschetta foglia,
          là dov'i' vidi fior' d'ogni colore;
     25  e tanto vi sentìo gioia e dolzore12,
          che 'l die13 d'amore – mi parea veder.
    
    
    [Rime, BUR, Milano 1978, pp. 156-157]

    METRO
    Ballata minore di endecasillabi, formata da una ripresa di due versi (rima YX) e cinque strofe (rima ABABAX, con rima interna tra il primo emistichio dell'ultimo verso di ogni strofa e quello precedente; nei vv. 19-20 la rima interna è imperfetta, "basciare / abracciar").

    COMMENTO
    La "pastorella" è un genere aristocratico di origine provenzale, basato sull'incontro tra un cavaliere e una popolana, che si conclude con un'avventura erotica nella cornice di un bosco (il "locus amoenus" della tradizione).
    Qui, al centro della ballata vi è appunto l'incontro fortuito tra un cavaliere e una popolana, in vui l'amore descritto non ha nulla a che fare con la concezione dell'amor cortese tipica del canzoniere cavalcantiano, ed è piuttosto una spensierata avventura erotica, cui fa da sfondo la bellezza del paesaggio naturalistico. La pastorella non è nobile e non ha molto della donna-angelo dello Stilnovo, anche se la sua bellezza è paragonata a una stella (v. 2) e viene descritta con gli attributi della letteratura classica, poiché è bionda (v. 3) e ha il volto roseo (v. 4), mentre i capelli ricci rimandano piuttosto alle figure femminili della poesia pastorale latina. Interessante l'uso di diminutivi affettuosi nella descrizione della donna e della scena, non estranei allo stile cavalcantiano, a cominciare da "pasturella" (e poi "biondetti", "ricciutelli", "verghetta", "freschetta").

    NOTE
    1 stella: stelle (con valore collettivo)
    2 al mi' parere: secondo me.
    3 cera rosata: incarnato roseo.
    4 di tutto piacere: di bellezze d'ogni genere.
    5 imantinente: subito.
    6 gia: andava.
    7 Sacci: Sappi.
    8 pia: pigola.
    9 drudo: innamorato.
    10 stagione: tempo.
    11 gioì pigliare: ricavare piacere.
    12 dolzore: dolcezza.
    13 die: dio.