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          Amore mio, nei vapori d'un bar1
          all’alba, amore mio che inverno
          lungo e che brivido attenderti! Qua
          dove il marmo nel sangue è gelo2, e sa
      5  di rifresco3 anche l’occhio, ora nell’ermo
          rumore oltre la brina io quale tram4
          odo, che apre e richiude in eterno
          le deserte sue porte? ... Amore, io ho fermo
          il polso: e se il bicchiere entro il fragore
    10  sottile ha un tremitìo tra i denti5, è forse
          di tali ruote un’eco. Ma tu, amore,
          non dirmi, ora che in vece tua già il sole
          sgorga6, non dirmi che da quelle porte
          qui, col tuo passo, già attendo la morte.
    
    
    [Il passaggio d'Enea (1943-1955), in L'opera in versi, Mondadori (I Meridiani), 20014, p. 111]

    METRO
    Sonetto di endecasillabi a rima (non sempre perfetta) ABAA BABB CDC EFF.

    COMMENTO
    Ambientato in un bar all'alba, come altri numerosi testi caproniani, il sonetto rinvia a un passo di Litania (vv. 133-134: "Genova di caserma. / Di latteria. Di sperma") per i comuni riferimenti sessuali. Ma vi è anche il ricordo della tragica alba vissuta dal poeta in occasione della morte della fidanzata Olga Franzoni, nel 1936. La metafora del tram annunciatore di morte si ritrova nel sonetto Notte, vv. 2-3: "mentre illune / transita sulla terra ancora un tram", e vv. 13-14: "e muore / tra i lenti accordi quel gelido tram".

    NOTE
    1 nei vapori d'un bar: cfr. Il passaggio d'Enea, Notte, vv. 1-2: "in un bar / (in un bar nella nebbia)" e Il seme del piangere, Ad portam inferi, vv. 13-15: "di nebbia / e di vapori è piena / la sala".
    2 il marmo nel sangue è gelo: cfr. Tasso, Rime, 1450 , 40: "Son di marmo e di gelo".
    3 sa / di rifresco?: Caproni in un racconto uscito sul «Repubblica» dell'11 giugno 1948, Il cappuccino, così chiariva il senso del termine: "Una nuvola di vapore tiepido e un vago odor di rifresco si spandeva nel bar da pochi minuti aperto […] lo strano odore di segatura e di varechina annacquata"; e in un'intervista del 1981: "Ero in una latteria, di quelle con i tavoli di marmo, con le stoviglie mal rigovernate che sanno appunto di rifresco". Il vocabolo invero non esiste in italiano, ma è un calco del genovese "refrescûmme", nel senso di "odore che danno le stoviglie mal lavate"; cfr. anche Il passaggio d'Enea, Stanze della funicolare, Versi, II, v. 7: "l'alba che sa di rifresco".
    4 quale tram / odo: cfr. Il passaggio d’Enea, Stanze della funicolare, Versi, III, v. 11: "primo melodioso tram"; inoltre Il passaggio d'Enea, All alone, Versi, VI, v. 5: "il primo tram"».
    5 ha un tremitìo tra i denti: cfr. Caproni, Il passaggio d'Enea, 1944, v. 14 "tu che ai miei denti il tuo tremito imponi".
    6 già il sole sgorga: cfr. Montale, Ossi di seppia, Arsenio, v. 28: "sgorga bianca la stella di Canicola".