COMMENTO
Questa poesia esemplifica questo suo atteggiamento di fondo. Composta nel 1938, quando già si avvertivano i venti di guerra che avrebbero sconvolto
l'Europa, essa è rivolta ai posteri. Il mondo nel quale si troveranno a vivere è stato forgiato dai loro padri, che si sono battuti per eliminare ogni oppressione, per sconfiggere le disuguaglianze e la miseria: siano clementi nel loro giudizio, sia umana e comprensiva la loro intelligenza del passato.
In "tempi bui", di fame, di guerra civile, di persecuzioni e di paura, poco spazio resta alla saggezza o all'umana gentilezza, virtù possibili solo in una società fondata sulla pace e sulla solidarietà. L'intellettuale che ha
coscienza delle ingiustizie e della disumanità del proprio tempo non può isolarsi in nome di una egoistica saggezza; la poesia non può essere né rasserenante né consolatoria, non può cantare la bellezza della natura, ma bensì alzare la propria voce irata e sdegnata ("roca").
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