• 
    
         Davvero, vivo in tempi bui!
         La parola innocente è stolta. Una fronte distesa
         vuol dire insensibilità. Chi ride,
         la notizia atroce
     5  non l'ha saputa ancora.
         Quali tempi sono questi, quando
         un dialogo sugli alberi è quasi un delitto,
         perché su troppe stragi comporta silenzio!
         E l'uomo che ora traversa tranquillo la via.
    
    
    [Poesie e canzoni, trad. di R. Leiser e F. Fortini, Einaudi, Torino 19738]

    COMMENTO Questa poesia esemplifica questo suo atteggiamento di fondo. Composta nel 1938, quando già si avvertivano i venti di guerra che avrebbero sconvolto l'Europa, essa è rivolta ai posteri. Il mondo nel quale si troveranno a vivere è stato forgiato dai loro padri, che si sono battuti per eliminare ogni oppressione, per sconfiggere le disuguaglianze e la miseria: siano clementi nel loro giudizio, sia umana e comprensiva la loro intelligenza del passato. In "tempi bui", di fame, di guerra civile, di persecuzioni e di paura, poco spazio resta alla saggezza o all'umana gentilezza, virtù possibili solo in una società fondata sulla pace e sulla solidarietà. L'intellettuale che ha coscienza delle ingiustizie e della disumanità del proprio tempo non può isolarsi in nome di una egoistica saggezza; la poesia non può essere né rasserenante né consolatoria, non può cantare la bellezza della natura, ma bensì alzare la propria voce irata e sdegnata ("roca").