METRO
Nell'originale, cinque quartine di versi alessandrini legati da rima alternata, secondo lo schema ABAB.
COMMENTO
Il senso complessivo del testo è semplice: la descrizione, ottenuta attraverso la personificazione di alcuni stati d'animo, dell'angoscia (ovveso lo "spleen" del titolo, termine assimilabile al francese "ennui" e all'italiano "tedio" o "noia esistenziale") che schiaccia, nella mente del poeta, tutti gli altri pensieri. Le caratteristiche principali, invece, sono due: l'antitesi fra simbolismo e realismo (immagini vivide e concrete che stanno a simboleggiare altro) e l'accostamento di elementi dotati di scarsa dignità letteraria e lo stile elevato con cui il poeta ne parla.
Le frasi temporali dipingono un giorno di pioggia, con nuvole basse e opprimenti, e rigurgitano di similitudini e metafore: il cielo come un pesante coperchio; la terra come un umido carcere; la speranza come un pipistrello svolazzante, prigioniero tra mura muffite; i fili di pioggia come inferriate di una prigione; e in noi un muto popolo di ragni ripugnanti che tendono le loro reti, a simboleggiare la cupa disperazione. Tutte queste immagini hanno carattere simbolico e sono di una efficacia tale che sembra escludere qualsiasi possibilità di una vita più felice per chi si abbandona al loro influsso. Persino il "quand" sembra perdere il suo significato, quello cioè di un'indicazione temporale, e sembra quasi una minaccia: si comincia a dubitare se mai tornerà un giorno in cui splenda il sole. Sembra una situazione definitiva e disperata.
Un certo stacco - ma di tono, più che di contenuto - si ha fra la terza e la quarta strofa. Le prime tre strofe, infatti, presentano una situazione in cui tutto è opprimente e silenzioso. Nella quarta, che introduce la principale, si scatena un improvviso fragore: tutt'a un tratto balzano fuori campane furiose che lanciano al cielo orribili lamenti; campane che emergono furiose e ululano al cielo. "A stento - ha osservato Erich Auerbach - si può immaginare qualcosa di più acuto e violento": e in effetti un simile accostamento stravolge ogni tradizionale associazione emotiva collegata al suono delle campane, che, anche quando non è festoso, infonde tutt'al più tristezza, malinconia, ma non angoscia e disperazione. Subito dopo le campane vengono paragonate a degli spiriti erranti che gemono ostinatamente; geindre è un piagnucolìo puerile, rabbioso, insensato e ignorato: nessuno, infatti, può udire il lamento di spiriti senza patria.
Mentre ancora - per il lettore che si è lasciato coinvolgere - imperversa questo assurdo frastuono, inizia l'ultima strofa. Di nuovo tutto sembra farsi silenzioso: la processione dei carri funebri (simbolo della rassegnazione subentrata alla disperazione e al vano tentativo di liberarsene), senza tamburi né musica, sfila lentamente nell'anima del poeta. La Speranza ha rinunciato a cercare una via d'uscita e piange, sconfitta dall'atroce Angoscia, che si erge dispoticamente nel finale piantando la sua nera bandiera sul cranio del poeta.
Questa strofa finale ha una potenza espressiva grandiosa, dovuta alla rappresentazione in stile eccelso di un annichilimento totale. Di stile eccelso infatti è il ritmo; di stile eccelso sono anche le immagini della processione e del vincitore, con quel gesto plateale di conquista; ma del poeta sconfitto non rimane l'anima, non resta nemmeno la testa: ciò che si è reclinato, e su cui viene piantato il vessillo, è il suo cranio. Il poeta finisce in tal modo per perdere ogni dignità.
Ci resta da osservare che lo "spleen" della nostra poesia è angoscia esistenziale, disperazione senza via d'uscita, che non si lascia ricondurre ad alcuna causa concreta. Sua caratteristica fondamentale è quella di rendere incapaci di una qualsiasi attività vitale, di gettare colui che la prova in una depressione senza scampo.
In Baudelaire questa condizione ha prodotto un fatto paradossale, al quale si deve in gran parte la sua stessa grandezza poetica: proprio ciò che di per sé è paralizzante e privo di dignità, ha infuso in lui il desiderio di esprimersi per sondarla, e in tal modo riconoscerla e cercare di superarla. Così rintracciamo nell'opera di Baudelaire, accanto all'abbandono rassegnato allo spleen, anche il tentativo di elevarsi, di riscattarsi da quello stato d'animo: in questa lotta instancabile, come mostra Elévation, egli talvolta è riuscito vincitore; non così spesso però, e comunque mai abbastanza, per potersene liberare completamente.
NOTE
1 Quando: con questo termine iniziano le prime tre strofe: si tratta di una (anafora), figura retorica che in questo caso punta a creare un senso di ansia e di attesa.
2 come un coperchio... lunghi affanni: il cielo è plumbeo e, quindi, appare più basso e pesante, dando una sensazione di schiacciamento, di soffocamento all'anima del poeta, già carica di pensieri.
3 E in un unico cerchio... delle notti: e quando una luce nera, triste più delle notti, versa su di noi abbracciando tutto il giro dell'orizzonte. L'accostamento "luce nera" è un ossimoro), figura retorica che consiste nell'accostare due termini contrapposti.
4 Quando la terra... umica: Quando la terra si è trasformata "in un'umida cella" significa che ha piovuto, mentre le "immense strisce" della pioggia del v. 9 sono una metafora per descrivere le gocce di pioggia che sembrano, appunto, sbarre di cui non si vede l'inizio.
5 la Speranza: Personificazione della speranza, che diventa un pipistrello.
6 Popolo di ragni: altra personificazione, simbolo dei pensieri cupi (qui è chiarissimo il concetto di simbolismo: un oggetto che è simbolo di una cosa astratta).
7 Delle campane... con furia: c'è l'idea di qualcosa che esplode veramente: è la vittoria dell'angoscia sulla speranza. In questa strofa, attraverso una serie di immagini di grande effetto, si concretizza proprio la disperazione del poeta, prima relegata a semplici pensieri cupi: è la conclusione dell'attesa creata dai tre "quando".
8 Spiriti erranti: "senza patria", e quindi senza pace.
9 E lunghi funerali... bandiera nera: i funerali rappresentano la rassegnazione del poeta. Qui termina il fragore della strofa progressiva; Speranza e Angoscia, ancora una volta personificate, prendono il loro posto: la Speranza può soltanto piangere, mentre all'Angoscia spetta il compito di alzare la propria bandiera vittoriosa.
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