• Con questo termine, che è sinonimo di Teoria filosofica della conoscenza e che deriva dal greco gnósis (= "conoscenza") e lógos (= "discorso"), si indica in generale il problema del conoscere, inteso come studio del valore, della possibilità e dei limiti della nostra attività conoscitiva. La G., dunque, non va confusa con la logica (che è lo studio delle forme del pensiero) né con l'epistemologia (che è lo studio critico del valore delle scienze).

    La filosofia classica ha distinto varie forme di conoscenza, riconducibili comunque a due fondamentali: quella fondata sui sensi (Eraclito e in parte Aristotele) e quella fondata sulla ragione (Parmenide e Platone).
    Attraverso la mediazione dei dibattiti medievali, la questione del rapporto tra conoscenza sensibile e conoscenza razionale si ripropone in età moderna nel confronto tra due posizioni gnoseologiche contrapposte: quella del razionalismo e quella dell'empirismo. Il primo considera i concetti come "innati", cioè come patrimonio originario della mente, mentre il secondo fa derivare la conoscenza intellettuale dall'esperienza. Alla fine del Settecento, Kant tenta di conciliare questi due atteggiamenti sostenendo che nel processo conoscitivo cooperano strutture innate della mente e dati empirici.

    Connesso al problema delle forme di conoscenza è quello del rapporto fra soggetto e oggetto. In tal senso, la G. platonica e quella aristotelica possono essere definite oggettivistiche. Considerano infatti l'oggetto (sia in quando idea sia in quanto sinolo) come qualcosa di "dato" e indipendente dal soggetto che lo "apprende" nel conoscere. Questa impostazione si accorda col senso comune e prevale nella filosofia antica e medievale.
    L'orientamento opposto, quello soggettivistico, prevale invece nell'età moderna, anche se ha un suo antecedente nel relativismo di Protagora, per il quale "l'uomo è misura di tutte le cose". A partire da Cartesio l'esistenza del mondo esterno non è più accolta dogmaticamente, ma si afferma la tendenza a ricercare nel soggetto il fondamento e la regola del conoscere e, in seguito (con l'idealismo ottocentesco), a scorgere nel soggetto stesso il principio che costituisce e ordina il mondo oggettivo.

    Nella filosofia del Novecento il problema della conoscenza nei termini fin qui descritti si è tuttavia modificato, non ponendosi più la questione dell'attività o passività del soggetto di fronte all'oggetto, né quella della realtà fuori di esso. La teoria della conoscenza ha infatti lasciato il posto alla metodologia delle scienze: in altre parole, non si pone più il problema di un oggetto da raggiungere, quanto quello della validità delle procedure effettive usate per l'accertamento dell'oggetto.