Attraverso il gioco del rovescio della canzone di De André ha luogo la demitizzazione e la demistificazione. Via della povertà ne offre un illuminato esempio. Marinai che affollano un salone di bellezza, un commissario cieco che predice la sfortuna, una Cenerentola non più ritrosa e fuggitiva ma spavalda ed energica come Bette Davis, un Romeo che viene scacciato mentre fa la sua dichiarazione d'amore, il Buon Samaritano che affila la pietà come se fosse un'arma e la indossa come una maschera di carnevale, Mister Hyde in lacrime vedendo la sua parte cosiddetta sana "che ride nello specchio", un'Ofelia che si scopre zitella, un Albert Einstein "travestito da ubriacone", il fantasma dell'opera "vestito in abiti da prete", un Casanova che "sta per essere violentato", il dio del mare che si diverte a far scendere negli abissi il Titanic mentre il sole si sta alzando: sono alcuni dei personaggi di un mondo carnevalizzato, maschere di un teatrino dell'assurdo forse, ma rivelatori di un modo d'essere degli uomini: "è gente come tutti noi / non mi sembra che siano mostri / non mi sembra che siano eroi".
[Ezio Alberione, in Fabrizio De André. Accordi eretici, pp. 108-109] Una lunga ballata surreale in cui vengono ironicamente inseriti e messi a confronto personaggi reali e immaginari, da Cenerentola a Bette Davis, da Nettuno a Casanova, da Gesù Cristo ad Ezra Pound, nelle vicende più disparate e improbabili. Tutto va a confluire in quel fittizo luogo su cui, a tormentone, si concludono tutte le strofe: “via della povertà”, un destino comune dove chiunque può ritrovare se stesso. L’ultima strofa rientra nella dimensione quotidiana di un dialogo fra amici: De André (anzi, Dylan prima di lui) dialoga con un’immaginaria interlocutrice, demistificando tutti i personaggi citati in un interessante parallelo con la banalità della comunicazione di ogni giorno; come a dire che è già stato detto tutto e forse c’è ora spazio per un po’ di sano silenzio (“non mandarmi ancora tue notizie, nessuno ti risponderà”). Meglio allora rivolgere il pensiero a soggetti anonimi, effimeri, che però nella loro fugacità lasciano un segno indelebile e colorabile con la fantasia. [Matteo Borsani – Luca Maciacchini, Anima salva, Tre Lune, Mantova, 1999, p. 96] Una ballata surreale che mette in scena, un po' come Al ballo mascherato, personaggi della storia e della fantasia letteraria, con ironia e gusto del paradosso. [Doriano Fasoli, Fabrizio De André. Passaggi di tempo, Edizioni Associate, Roma, 1999, p. 191] |