Il dottor Siegfried Iseman
Il dottor Siegfried Iseman inaugura la cripta della scienza e muore due volte. Prima del corpo viene ucciso l'ideale, quello che per Lee Masters è la fede religiosa, per Fabrizio è il sogno puro di un bambino. E così il medico deciso a dare conforto a tutti si schianta contro la necessità della sopravvivenza, fino alla decisione ciarlatana di spacciare un elisir di giovinezza per rastrellare soldi: "E quando siete povero e dovete reggere il Credo cristiano e la moglie e i figli / tutto sulla vostra schiena, è troppo. / Ecco perché fabbricai l'elisir di giovinezza / che mi trascinò alla prigione di Peoria / marchiato come un truffatore e un cialtrone / dall'integerrimo giudice federale". Un medico è la versione di Faber su una musica soave di chitarra, introdotta da un esercizio domestico e geometrico al pianoforte: "Da bambino volevo guarire i ciliegi / quando rossi di frutti li vedevo cadere / la salute per me li aveva lasciati / coi fiori di neve che avevan perduti". Quando il bambino diventa uomo e dottore "vennero in tanti e si chiamavano gente / ciliegi malati in ogni stagione". I clienti si rivelano tutti morti di fame e il medico deve ingegnarsi per mantenere i figli e una "moglie che ormai ti disprezza / perciò chiusi in bottiglia quei fiori di neve / l'etichetta diceva: elisir di giovinezza". E così "un giudice, un giudice con la faccia da uomo / mi spedì a sfogliare i tramonti in prigione / inutile al mondo ed alle mie dita / bollato per sempre truffatore e imbroglione, / dottor professor truffatore imbroglione". Con la chiusa del beffardo esercizio pianistico che rimanda ai patetici sogni infranti dell'infanzia. [Federico Pistone, Tutto De André, Arcana, 2018, pp. 94-95] |