Trainor, il farmacista
Narra la storia di un uomo che ha dedicato la propria vita a studiare la struttura e la combinazione degli elementi, seguendo le "leggi" della chimica e sottraendosi del tutto (poiché imprevedibile e non soggetto ad alcuna legge) al "gioco" dei sentimenti e dell'amore. Ma ora, su quella collina dove è sepolto, ripensando alla vita, il chimico sente il rimpianto di non aver mai amato una donna (identificata con la "primavera" che prepotentemente irrompe da ogni "fessura") per il timore della sofferenza e della disillusione, e nonostante il grande desiderio di essere travolto dalla passione. Del resto, seppur regolata da leggi, anche la chimica può far morire per un "esperimento sbagliato", così come muoiono d'amore gli "idioti": le certezze della scienza possono talora essere simili alle incertezze dei sentimenti. A livello retorico spicca la personificazione della primavera: "ha le labbra di carne, i capelli di grano". E "capelli di grano" costituisce una metafora ben più convincente dell'abusatissimo "capelli d'oro". Un chimico (Trainor, il farmacista, nel libro di Masters) è uno dei personaggi più commoventi. La sua scelta di solitudine, senza una donna al fianco, è dignitosamente difesa e giustificata con l’affermazione del prprio ruolo nello studio degli elementi chimici per tentare di razionalizzare la combinazione degli elementi umani; la sua ricerca è destinata a restare senza esito ed egli sarà tradito dalla sua stessa passione. Muore per un’errata reazione chimica, proprio come gli idioti che muoion d’amore. Forse si può spiegare l’unione giusta o sbagliata con la logica chimica, ma di essa l’uomo non può appropriarsi per smania demiurgica o teosofica; pena la morte. [Matteo Borsani – Luca Maciacchini, Anima salva, Tre Lune, Mantova, 1999, pp. 77-78] |