Storia di un giovane che fugge con gli “zingari nel bosco” e s’innamora della loro vita libera. “Dite a mia madre che non tornerò” ripete insistentemente, felice e impaurito insieme da ciò che lo aspetta.
G. Baldazzi - L. Clarotti - A. Rocco, I nostri cantautori, Thema editore, 1990, p. 117] Vi si narra la storia di un giovane che fugge "con gli zingari nel bosco", innamorandosi della loro vita libera. Perciò egli ripete insistentemente, felice ed insieme impaurito per ciò che lo aspetta: "Dite a mia madre che non tornerò". Sally è una favola - come l'ha definita Fabrizio - dai confini sfumati e non realistici, popolata di zingari, pesci magici, topi e assassini. In molti di questi personaggi è possibile riconoscere la proiezione di alcune tipologie scomode dei quartieri di periferia di tutte le grandi città, a cominciare dagli zingari fino ad arrivare ai protettori e alle loro assistite. L'idea di fondo sembra quella di mostrare come le nostre favole, rappresentate dal gioioso tamburello di Sally, ci accompagnino senza mai lasciarci e lo facciano in forza di un misterioso fascino che non viene logorato dal tempo; anzi aumenta, nonostante il buon senso ci richiami alla razionalità ("mia madre mi disse: non devi giocare con gli zingari nel bosco"). [Matteo Borsani – Luca Maciacchini, Anima salva, Tre Lune, Mantova, 1999, p. 115] Sally ha due corollari. Il primo è che la canzone nasce in inglese: "My mother said I never should / play with tu gypsies in the wood". Era una filastrocca il cui suono mi piaceva molto e che praticamente terminava con la seconda strofa. Su questo corpo si sono aggiunte le ultime due, quelle dove compaiono Pilar del Mare e il Re dei Topi. Pilar del Mare era figlia di quella letteratura latina dicui ci cibavamo io e Fabrizio, soprattutto di Gabriel Garcia Marquez. Pilar non è un nome sceltoa caso, ma si riferisce a un personaggio di Cent'anni di solitudine. Il Re dei Topi, invece, è un omaggio a El Topo di Jodorowsky e al suo surrealismo. Sally è dunque una canzone strana, dove le prime due strofe hanno come riferimento il folk inglese, poi c'è una strofa latinoamericana, e un finale tra Jodorowsky e Buñuel. [Massimo Bubola, in Massimo Cotto, Fabrizio De André raccontato da Massimo Bubola, Aliberti, Reggio Emilia 2006, pp. 31-32] "È una favoletta - spiega De André - che ha come morale 'lascia che tuo figlio vada a giocare in strada', altrimenti succederanno casini allucinanti". Il distacco di una giovane - ma non si tratta di Sally - dalla famiglia (con relativo ingresso nel mondo adulto, difficile, cattivo) è narrato con stilemi favolistici, benché il personaggio arrivi subito a sperimentare su di sé problemi come droga, violenza, prostituzione. Sally incarna la delusione di sogni svaniti e illusioni perdute: come le persone che non riescono ad adattarsi alla società borghese, la ragazza finisce per esserne vittima. Invece la protagonista innominata - che, va ripetuto, non è Sally - subisce all'inizio l'autoritarismo materno, con i divieti di giocare con gli zingari (laddove questi ultimi, per Faber, connotano l'idea di libertà); ma in seguito si caccia in brutte esperienze, in quanto sprovveduta e privata delle conoscenze necessarie per vivere semplicemente il mondo. Il testo resta un po' oscuro e simbolista non tanto verso il giovane personaggio femminile che racconta in prima persona, quanto piuttosto, in particolare, nei confronti di una Sally dipinta quasi come una ninfa, una fata, una strega (per via del tamburello) o semplicemente come un'amica o confidente. Il testo ha persino citazioni dotte da alcuni versi che attingono a una vecchia filastrocca britannica, alla presenza di figure come Pilar e il Re dei Topi, ispirati rispettivamente a Cent'anni di solitudine di Gabriel Garcia Márquez e al film El Topo di Alejandro Jodorowsky. E citazioni, sia pur indirette, sono rintracciabili in una musica lenta debitrice tanto del primo onirico De André quanto nel crepusolarismo alla Leonard Cohen, benché come Volta la carta assomigli a una semplice "foletta" di strampalata filastrocca. [Guido Michelone, Fabrizio De André. La storia dietro ogni canzone, Barbera, 2011, p. 120] In Sally pare tralucere la solitudine erratica di chi vuole ancora opporsi. C.G. Romana, Amico fragile. Fabrizio De André, Sperling & Kupfer, 19993, p. 105] |