Come l'Antologia di Spoon River, da cui è tratto, l'album Non al denaro non all'amore né al cielo si apre con La collina, una piccola panoramica di alcuni personaggi del camposanto. (...) La forma interrogativa, che torna nel corso del testo, rimanda allo stile che pervade tutta l’opera letteraria. Questi morti prolungano nell’oltretomba le loro domande, le loro ansie, le loro contraddizioni, anche le questioni irrisolte si protraggono dialetticamente in alcuni botta e risposta fra le "vite intrecciate".
Amore - guerra - morte è il trinomio che domina e che ci conduce, sotto forme diverse, negli altri brani del disco.
[Matteo Borsani – Luca Maciacchini, Anima salva, Tre Lune, Mantova, 1999, p. 74]


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"Avevo letto Edgar Lee Masters a diciotto anni [...], il libro di un libertario mentre la società italiana aveva tutt'altra tendenza. Poi lo rilessi nel '68 e non lo trovai invecchiato per niente". Analogamente al libro di poesie Antologia di Spoon River, al quale Faber s'ispira per l'intero album Non al denaro non all'amore né al cielo, l'ouverture spetta a La collina, breve panoramica su alcuni protagonisti dell'opera, ossia la gente sepolta al cimitero sulla sommità del colle. La forma interrogativa del testo lirico, che ritorna nel corso della canzone, rimanda del resto agli stili e ai problemi che informano l'intera opera letteraria dello scrittore americano (1868-1950) e la conseguente rilettura deandreana. I morti di Spoon River sembrano insomma prolungare nell'oltretomba ansie, interrogativi, contraddizioni: persino le faccende irrisolte paiono dilazionarsi in forma dialettica e con dubbi tipicamente filosofici mediante alcuni botta e risposta fra esistenze intrecciate degli stessi personaggi. Domina nel brano, con una musica di proposito marziale e altisonante, il trinomio amore/guerra/morte che accompagna, magari sotto altre spoglie, i pezzi successivi di tutto il long-playing.
[Guido Michelone, Fabrizio De André. La storia dietro ogni canzone, Barbera, 2011, pp. 52-53]