• La cattiva strada disegna una processione: un soldato "innocente" (letteralmente, "che non ha nuociuto"), una "regina" (ossia una prostituta o, se si tratta di un calco dall'inglese, un travestito), un pilota, un diciottenne alcolizzato e dei giurati si mettono a seguire lo strano messia che li ha provocati invitandoli a non seguirlo ("Non vi conviene / venir con me dovunque vada").
    Questo pescatore di uomini agisce in modo paradossale, ma rivelatore. Il fatto di sputare al militare serve ad aprirli gli occhi e fargli abbandonare le armi, il furto del denaro costringe la "regina" a fare i conti solo "col suo dolore", l'incidente fa intraprendere al pilota un cammino senza punti di orientamento predefiniti. Così versare da bere all'alcolizzato e baciare le bocche dei giurati che lo processano "per amore" sono efficaci dimostrazioni di una pedagogia a rovescio che ottiene un'autentica conversione, un cambio di rotta.
    [Ezio Alberione, in Fabrizio De André. Accordi eretici, pp. 109-110]


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    Nell'ultima strofa, il protagonista che si è permesso di offendere tutti, ma che da tutti è seguito, si svela essere l'artista. Per la prima volta qui viene soppresso l'aggettivo sua perché si sta parlando della cattiva strada di tutti.
    [Matteo Borsani - Luca Maciacchini, Anima salva, p. 101]


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    Il protagonista - parente forse dell'eroe pasoliniano di Teorema, che penetrava all'interno di una famiglia della "buona" società" per seminarvi gli anticorpi dell'amore e della trasgressione - è un angelo del male che viaggia tra i luoghi deputati del Sistema ma anche ai suoi bordi, gettando la propria sfida alle roccaforti del Potere (i tribunali, le caserme) e pure alla terra di nessuno in cui sono confinati quanti hanno preferito lasciarsi emarginare che opporsi. Trucca le stelle a un pilota facendone precipitare l'aereo, ruba l'incasso a una prostituta ("una regina"), disarma un soldato a una parata militare, "a un processo per amore" bacia le bocche dei giurati dicendo loro che "adesso è più normale", dà da bere a un giovanissimo alcolizzato e tutti li porta con sé sulla "cattiva strada", dove "c'è amore un po' per tutti", dice, "e tutti quanti hanno un amore". La cattiva strada è uno di quegli affreschi corali tanto ampi concettualmente quanto lapidari nella struttura narrativa, cui De André ci aveva abituato fin dai tempi del Testamento e della Città vecchia.
    [Cesare G. Romana, Amico fragile, pp. 101-102]