Il bombarolo è "colui che lavora con le bombe", e negli anni '60 e soprattutto '70 questo termine designava chi compiva attentati. La caratteristica principale del bombarolo qui descritto è di agire da solo. Non prende ordini da nessuno e non combatte per nessuno; è un isolato, un uomo solo che vuole portare fino in fondo la sua battaglia, prendendo di mira sia chi non ha voglia di ribellarsi e "aspetta la pioggia per non piangere da solo", sia i "profeti moto acrobati della rivoluzione" che probabilmente pensano di poterla fare soltanto coi libri. Ha capito che l'unico modo per farlo è scuotere la società a cannonate (nel senso letterale del termine). Così tenta di fare esplodere il Parlamento, ma ottiene solo di distruggere un'edicola poco distante. La sua vera sconfitta sarà nel vedere su tutti i giornali la faccia della fidanzata, che ha scelto di lasciarlo prendendo le distanze dalla sua azione.
Il tema musicale conduttore dell'intero disco qui ha il ruolo di protagonista: funge da introduzione e da ritornello, eseguito da uno strumento a corda di sapore orientale (forse un bouzouki), in un'inquadratura ritmica in 2/4; viene poi ripetuto nel corso del brano con dinamica sempre più tesa e infine, a tragedia avvenuta, l'esplosone è definitiva: la dinamica ritmica si trasforma in un 3+3+2; l'orchestra con la batteria incalza, fino a salire ancora una volta di mezzo tono e ad arrestarsi di colpo sull'accordo di dominante in minore, facendoci entrare nella dimensione (risolvente sulla tonica maggiore) del brano successivo. Il bombarolo è rimasto veramente solo ma, quando viene catturato e messo in carcere, scrive per l'ultima volta alla sua amata. [Matteo Borsani - Luca Maciacchini, Anima Salva, Tre lune, Mantova, 1999, pp. 88-89] |