• Lo spirito originario del più famoso cantastorie americano non sembra tanto distante da quello di Fabrizio e del giovane Massimo Bubola (coautore), così la traduzione è una delle meglio riuscite e verrà riproposta anche in concerto. Lo stesso Dylan scriverà a De André congratulandosi per la sua versione italianizzata e napoletanizzata, ma quando chiederanno a Fabrizio di fare da spalla al cantautore americano, rifiuterà cortesemente.
    Un omicida fugge attraverso il deserto con la propria donna verso Durango, per trovare rifugio in una missione di frati. La corsa è interrotta da uno sparo che raggiunge l’uomo alla schiera ed egli invita Maddalena a rispondere al fuoco per riuscire a salvarsi.
    [Matteo Borsani – Luca Maciacchini, Anima salva, Tre Lune, Mantova, 1999, pp. 114-115]


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    Tradotta dalla Romance in Durango (su LP Desire) di Bob Dylan, è la storia picaresca di un bandito messicano in una terra senza tempo; De André e Massimo Bubola adattano quindi il ritornello, in origine scritto mescolando termini spagnoli e inglesi, reinventandolo attraverso colorite espressioni, a loro volta ottenute mischiando l'italiano con varie parole che ricordano un dialetto del Sud Italia (per alcuni l'abruzzese, per altri il napoletano), la cui esecuzione canora offre il destro a Faber di abbandonarsi allo humour e all'ironia. L'arrangiamento musicale accentua lo stile tex-mex con venature "mariachi", benché il tono della voce si riconduca sempre a un'italianità precipua e forse per questo insostituibile. In definitiva si tratta da un lato di un intelligente divertissement, dall'altro di un tributo a un beniamino (il folksinger di Duluth) che forse sostituisce definitivamente George Brassens nel cuore del "genovese" [sic]. "Non ho mai conosciuto Dylan personalmente - dice Fabrizio - ma lui mi scrisse una lettera nella quale si complimentava con me per la traduzione di Romance in Durango. Bontà sua".
    [Guido Michelone, Fabrizio De André. La storia dietro ogni canzone, p. 32]


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    Romance in Durango fa parte di uno degli album più famosi di Bob Dylan, Desire (...). La canzone era stata scritta da Dylan e Jacques Levy, suo collaboratore in quell'album, con un ritornello in spagnolo e il resto dei versi in inglese. De André e Bubola tradussero piuttosto fedelmente la parte in inglese, mentre scelsero di "rendere" lo spagnolo con un accento meridionale.
    "L'abbiamo rallentata rispetto all'originale perché si potessero pronunciare le parole e abbiamo avuto l'idea, giudicata molto strana all'epoca, di tradurre il ritornello dallo spagnolo al napoletano. Gli americani hanno familiarità con lo spagnolo, non foss'altro che per ragioni di immigrazione è la seconda lingua in USA, ma da noi un ritornello in spagnolo non avrebbe avuto senso. Avrebbe avuto senso in napoletano, perché saremmo stati speculari al testo originale" (Massimo Bubola, in Massimo Cotto, Doppio lungo addio. Fabrizio De André raccontato da Massimo Bubola, Aliberti, Reggio Emilia 2006). Ecco allora "No llores, mi querida, / Dios nos vigila" diventare un verosimile "Nun chiagne Maddalena / Dio ci guarderà" (...).
    La storia è quella di una coppia che fugge dopo che l'uomo ha commesso un omicidio, probabilmente senza averne l'intenzione. Vogliono raggiungere Durango a cavallo e l'uomo cerca di consolare la donna, che si dispera per la situazione. Le prospetta la fine del viaggio, quando arriveranno a Torreòn, come i loro antenati al seguito di Pancho Villa. Lì andranno alla corrida e lui la sposerà. Ma la loro fuga viene interrotta da un colpo di fucile che colpisce l'uomo alla schiena. La canzone non dice come finirà la storia. Se riusciranno a respingere gli inseguitori o se la loro storia finirà lì, sulla strada per Durango (...).
    [Walter Pistarini, Il libro del mondo. Le storie dietro le canzoni di Fabrizio De André, pp. 190-191]