Nella mia splendida, amatissima, per quanto perfida città, tre o quattro secoli fa le prostitute erano relegate in un quartiere che si chiamava allora, come oggi, Rebecca. Veniva loro concesso di uscire da questa specie di recinto soltanto nei giorni di festa. Potete immaginare il popolaccio dire loro cose mostruose. Succedevano però dei piccoli incidenti, come nel caso della canzone. Un bigottone, uno di quelli che approfittano delle processioni per caricarsi un cristo di tre quintali sulla schiena, che diceva loro le cose più truci e cattive, improvvisamente si accorse che in mezzo a quelle poveracce, che non avevano altro torto se non quello di guadagnarsi il pane da nude, c'era anche... sua moglie.
[Fabrizio De André, presentando il brano allo stadio di Guidonia, 22/9/1991] Come spiega una nota di copertina, Â duménega fa riferimento ad un costume della vecchia Genova dove le prostitute erano relegate in un quartiere; tra i loro diritti, però, c'era anche quello della passeggiata domenicale attraverso le altre zone della città. Questa processione profana diventa occasione per esser insultate e derise dai passanti:
[Matteo Borsani - Luca Maciacchini, Anima salva, pp. 140-141] |