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          C'è un mare che, a volte, fa spavento
          Ed è consolazione del dolore.
          Lontana qualche luce; sia una nave
          O un'isola che aspetta taciturna.
    
    5    Ed è consolazione del dolore;
          Ti rende parte d'un disegno immenso
          Che ad altri non dischiudono le ore
          Del giorno vittorioso che s'annuncia.
    
          Mi riconosci sempre; sono quello
    10  Che ha traversato notti e indugia ancora
          Sul suo ponte di sogni, a mezza strada
          Lanciando sassi per veder gli spruzzi
    
          E sono quello che non t'abbandona
          Compagno negli sguardi senza niente,
    15  Per questo litorale di dicembre
          Vestito d'illusioni e di diniego
    
          Ed è consolazione del dolore
          Quel mare giù, che romba senza fine;
          Ed ho sentito un ballo d'allegria
    20  E i suoni accavallarsi nell'oscuro
    
          Ed ho sentito battere la vita
          In ogni pietra, in ogni goccia fredda;
          C'è musica stanotte, la ascoltiamo
          Coi sensi addormentati di chi ondeggia
    
    25  Nel liquido corposo del silenzio,
          Ed è consolazione del dolore;
          E scendere, salire. Rimanere
          In questa melma limpida per ore
    
          Man mano che si faccia strada il sole
    30  Rendendo forma al mondo e ai suoi profili;
          Ed aspettare lievi un'altra notte
          Svanendo nella corsa a quel che sia.
    
    
    ["cosa" (o "bischerata" che dir si voglia) tratta da Livorno, 1997-1998]