• 
                             - 1 -
    
           Ti scrivo, cara, appeso a una rupe metastatica 
           Che si protende astrusa su questa balza erratica 
           Di Casalverminoso, borgo un dì brulicante 
           Scomparso fra le nevi, vestito da emigrante. 
       5  Perduto ormai da tempo, da ottomila ore 
           Nel Mar delle Astrosfingi, Cristo Pantocratore, 
           Come tappo sturato da una bottiglia grigia 
           Facendo spola fra l'eterno e la battigia 
           Mi carico di vino, velluto galiziano 
     10  Lontano dal ricordo, con una pipa in mano 
           Strapiena di Latakia sul precipizio umano 
           Pretesco rosmarino color di tuberosa. 
           Dardeggiano le falci dei sassi molibdeni, 
           M'interrogo sul piano rimbalza-reggiseni; 
     15  La spada dei tramonti si mescola alle viole 
           D'un roseo impaginato Sole Ventiquattr'Ore. 
           Ed è un paesaggio antico; cartina senza dediche 
           M'immagino di scrivere le lettere asfodeliche, 
           A denti larghi nuotano i verbi e gli aggettivi 
     20  Gettando giù la maschera dei ritmi positivi  
           E viene il matto ancora coi pugni stretti, lenti 
           A correrti sul naso, a ricontarti i denti... 
           "Ti amo, eppur ti amo, che mai gran pena al co-o-o-o-r" 
           (Liquòr multicolòr, d'amor grande pallòr), 
     25  Cervello spaventato da sindrome formale 
           E modica valuta offerta a un temporale 
           Che gatto nero, lucido mi sento questa sera 
           Mi sento un po' Falloppio vestito da habanera, 
           Sofioso passalento, rimpinzo le mattine 
     30  Ti scrivo, cara, ancora, strapuntacolubrine 
           Rivedo a poco a poco quegli attimi e le mire, 
           Cannone un po' sfiatato dell'arte senza lire. 
    
    
                                       - 2 -
    
           Recuperasperanze d'antico gran lignaggio 
           Mi verso nel bicchiere tre botti di coraggio 
     35  Ti scrivo, cara, gonfio di liquidi odorosi 
           Cavando dalla terra la forza dei biliosi. 
           Eppure soffia soffia l'avana ross' (il vento 
           Raggiungerà le labbra più interne, che ardimento), 
           La stringa già s'allaccia quella figura nera, 
     40  La quercia s'algoritma fogliante lavandera; 
           Eterno spampanarsi d'occhiate fumiganti 
           E làgrime arcinote sui pavimenti andanti 
           In cotto, thésaure, d'oro, farai fatica d'oro 
           A riguardar le stelle su di un viso incoloro. 
     45  Ma già si piroetta su un goffo fortunale 
           Terrigna la civetta del senso siderale, 
           Ho barba corta e baffi da Groucho Marx cristiano, 
           Nell'ebraismo perso di questo giorno strano 
           Mi vendo qui ai peggiori ceffi di terza mano. 
    
    
                                       - 3 -
    
     50  E tu dove sarai? Mi chiedo da millanta 
           Secondi a saliscendi (e la gallina canta), 
           Nel gioco degli avvolti, nascosti sensi oscuri 
           Non butta più la fonte degl'incerti futuri. 
           Dov'è finito il seme che biancolatte sgorga 
     55  Da questa canna rosa, prima che se n'accorga 
           !Ay, qué eres hermosa!, donna al condizionale 
           Dall'ombelico mobile, pozzo dell'animale. 
           E poi saremmo liberi, volando in linea interna 
           Mangiando brina e gelo, bevendo galaverna. 
     60  Ti scrivo, cara, in aria, ma l'alma spersa duole 
           Come una scarpa vecchia cui han tolto le suole. 
           E allora ti dirai: E il succo della vita? 
           È un succo di discesa, succo di risalita; 
           Da vette di parnàsi che si struggono cinici 
     65  Rimontano i miei piedi come dei casi clinici: 
           L'immagine è speranza e la speranza è neve, 
           Si scioglie e già ricade, e si riforma lieve. 
           Dai camposanti al mare già si ricicla in sogno 
           Con quella foglia morbida curvata nel bisogno, 
     70  Come riso al mortaio, la pasta scombinata 
           Di luce vagolante sul buio arrampicata. 
           E vai sicura e lenta, forse turlupinata 
           Durissima e tremenda, dolce ed inamidata 
           Ma se si fa la conta, vedrai che esce il giudice 
     75  Con la toga pulita, e labbra molto sudice; 
           Trascuro la facciata, mi do alle impalcature, 
           Sospeso tra i limoni rifò le imbiancature, 
           Le mensole al computer, e i muri in pietra spenti 
           Ai quali un bruco asfittico ha già mostrato i denti. 
     80  V'ignorano le trine, marasmi ammazzafango 
           Ed io che m'allontano con millelire e un tango 
           Ti lancio sguardi esatti, sbagliato è tutto il resto 
           E zapperò le nuvole finchè 'unn'è buio pesto. 
    
    
                                  - 4 -
    
           Se sale la riscossa, vedrai che parapiglia 
     85  Succede, e s'arrabatta già tutta la famiglia 
           Già museal-decrepita, cianuro di solfuro, 
           Metacrilato aldeide, s'ammorba di sicuro! 
           Lucreziaborgia indomita, eroe son di discordia 
           Sublime e un po' infocato, pien di misericordia, 
     90  Paventano le pietre futuri da neurosi 
           Un po' più mollicosi, persino zuccherosi. 
           Ti scrivo da una vita, non ho finito ancora, 
           Mi piego gli avambracci da un secolo ed un'ora 
           Preciso come un fuso, con mi viejo donaire 
     95  A reinventarsi in volo, un pájaro en el aire. 
           Tu enorme sparapètali, guardiana della legna 
            O Domina, t'affido quest'ultima consegna, 
            Ritorcimi le unghie, molesta-surrenali 
            Regina dei millesimi sfioranti carnevali. 
    
    
                                  - 5 -
    
    100  Son qui su questa rupe, te lo volevo dire 
            Prima che il tempo corra, e che vada a sparire; 
            E mi ricordo un giorno, venivi a perdifiato 
            Ad incontrar daltonico e un po' terremotato 
            Un verdesporco esangue dai padiglioni lerci 
    105  È ora di pensarci, è ora di vederci. 
            Ma il fluido del passato ha invaso tutto ormai, 
            Rimedio a guai sarà passar degli altri guai 
            E sperso tra le viti, ahimè un dì volgerommi 
            A guardar senza fiato cavalli, lemmi e commi 
    110  Con fra le mani un cardo ed anche un naturàl 
            (Shiseido) a cavalcioni d'aurora boreàl. 
            Da Casalverminoso ti scrivo cara e chiudo 
            E infrancobollo il canto dei guardo e non m'illudo, 
            Ho un male millimetrico al terzo o quarto osso 
    115  E non ti posso stringere, ma forse posso, posso.
    
    
    [12 aprile 1991]

    [Lirica di proprietà dell'autore]