Vedete quelle scarpe che battono il selciato? Sono scarpe normali, Scarpe da bancarella, Con la suola sfondata e la tomaia desueta: 5 E dentro c'è un poeta. Le scarpe per terra accanto al letto, Nella nottata furiosa Di pesante ischpiratzione, Pronte nell'etere a fare il gran balzo: 10 Non esiste poeta scalzo. Da anni, da secoli vive nell'aria Lontano da sguardi crudeli, Corroso dalla bramosia Di finire appeso ad un nodo scorsoio: 15 Il poeta fa vita di cuoio. E il poeta ha sempre ventiquattr'anni, Molti meno delle sue scarpe; Il mondo sa andare all'inverso Ma lui santifica a certa afasia 20 E indulge a certa follia. E le poesie gli calzano a pennello Con le stringhe delle Muse; Quando alla fine dei tempi Giungerà sulle alte cime del Parnàso 25 Il poeta avrà scarpe di raso? Vedete che allora non sono poeta, Io che sto sempre in ciabatte; Non sono un fanciullo che piange1 Non morirò presto, morire fa male, 30 Morire può esser letale. Vedete che allora non sono poeta, Ché spesso mi tolgo i calzini; Parole e parole, quest'azzurro gioco Che scalzo continuerò a fare 35 Buttando le scarpe nel mare.NOTA Nel 1987 mi accadde una cosa potenzialmente micidiale: comincio a pensare di essere diventato un poeta. Ohibò. Per fortuna c'è sempre l'antidoto a queste malsane convinzioni. Un giorno vado in libreria e ne esco con le poesia di Costantinos Kavafis. Comincio a leggerle, e rimango basito. Sbalordito. Un Poeta. Monto sull'autobus. Scendo in piazza San Marco e mi prende una crisi irrefrenabile di risate. Ma di risate. Così nascono Le scarpe del poeta, che è in definitiva una catartica e gigantesca presa per il culo di me stesso. 1fanciullo che piange: Ovvia citazione della Desolazione del povero poeta sentimentale di Sergio Corazzini. 1987 ["cosa" (o "bischerata" che dir si voglia) tratta da Eppure m'è impossibile tacere] |
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