La fermata del Dieci sarà ferma? Non so, perché si muove il tempo. Mi sovrasta un'impalcatura, tubi, aggrovigliamenti, nastro bicolore 5 nel pomeriggio d'un marzo estivo vestito di caldo e di malizie. Le ossa del tempo ho davanti, son femori e vertebre lunghe; seduto le sento dolere 10 di sforzi a sostegno di niente di sforzi a sostegno di tutto, non hanno segnalazioni. C'è un dono che passa improvviso, un periplo capillare 15 di una zanzara innocente che canta che gira che osserva. Le ossa del mondo ho dietro, son costole e tarsi stremati in piedi le sento occupare 20 mestessi in ovunque perduti mestessi in ovunque a venire, non hanno saturazioni. Controllo gli orari sul foglio, son numeri e tempi sbagliati; 25 allargo le braccia e mi siedo, passando una donna si chiede. Che gesti saranno, che cause? Ma passa e scompare per sempre. Le ossa del vivere ho accanto, 30 son ìlei, bacini, mascelle e i passi di chi s'allontana e i passi di chi s'avvicina e grida di quell'operaio che tira secchiate e macerie 35 e ruote del Dieci che arriva grugnendo di fate morgane e sguardi e rancori e promesse d'ignoti che salgono dentro le ossa del sempre, le ossa 40 le ossa del nostro destino.Viale Manfredo Fanti, Firenze, 15 marzo 2007, ore 14 circa ["cosa" (o "bischerata" che dir si voglia) inedita] |
NON UN COMMENTO: SEMPLICI IMPRESSIONI
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