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          Uno a zero. No, uno a uno. Due a uno. Tre a due.
          Quattordici a ventisei. Cinquantaquattro a tredici.
          Centodiciassette a trecentoventidue.
          Che importa. I numeri non importano. Nulla importa.
    
    5    Dodicimillesimo derby del Viflök
          Tra Trugmarysia Lanthúk e Nektarvelles Dürnés.
          Gli spalti non sono gremiti.
          Che importa. La vita trascorre altrove. Non so.
    
          Ma è uno spettacolo degno.
    10  Le squadre s'affrontano zitte. Si sente un fiore.
          L'arbitro non ha il fischietto. Silenzio.
          Che importa. I suoni sono sospesi. Tace l'interno.
    
          Nessun vincitore, e neppure
          Un vinto sul campo maggiore.
    
    15  Sono tutti a penetrare
          Una densità ipersolare.
    
          C'è un folle che annusa un rotocalco.
          Bruciandolo diviene borotalco.
    
          Dodicimillesimo derby del Viflök
    20  Tra Trugmarysia Lanthúk e Nektarvelles Dürnés.
          Lo guardano con più attenzione
          Luminescenze e diavoli incombenti.
    
          Finché nell'anarchia ordinata del mondo soprassaltato
          Non s'intende lo scoppio politico d'un saltafossi:
    25  Compagni! No, non ci sono compagni. Scompagnature.
          Che importa. Anzi, sì. Importa. È la vita che pone lo zero.
    
    
    2 gennaio 1983

    ["cosa" (o "bischerata" che dir si voglia) tratta da Lanthùk e Dürnés]

    PRESENTAZIONE (?)

    Questa poesia [non s'adombri l'autore per l'altis(t)onante definizione] fa parte di un ciclo - Lanthùk e Dürnés - il cui sottotitolo recita "Storie e Leggende delle due Città impossibili": vale a dire due città sognate, dormienti, forse morenti (chiedo venia, e non solo all'autore, per questo stra-capovolgimento parafrastico...). Morenti, senza essere mai sorte: se non nell'immaginazione (e quindi in-sorte).
    La partita di cui qui si parla (o meglio, non si parla) è dunque un sogno nel sogno, un'invenzione nell'invenzione: il solo luogo dove "nulla importa" e in cui, quindi, tutto può accadere: perché tutto è nulla a questo mondo, anche la nostra disperazione...
    Quasi nessuno assiste (perché "la vita trascorre altrove") a questo incontro impossibile (perché il possibile è altrove), nel cui assorto, sovrumano silenzio si può percepire il fremito e quasi la voce di "un fiore"; un incontro che non vede vinti né vincitori, nonostante la differenza abissale e irreale di reti segnate (perché "i numeri non importano").
    Essenze impalpabili, entità eteree, presenze insondabili sovrastano il campo - oh scusate, il mondo -, scompaginandolo: perché... è nella vita che si im-pone lo zero, cioè la mancanza di senso, e quindi la sua attesa. Ma non importa, perché "nulla importa"...
    GC