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          Sguardi astiosi veder e rifulgenti
          De l'antico splendor de' mitici eroi
          Fissi, immobili, per natura avvolgenti
          Semidei gridanti al mortal ricordo un poi.
    
          Trafitto fremente il palpito d'un core
    5    Un sussulto rigoglioso e nobile
          Si' colmi anima e corpo di furore
          Tal copioso sangue in ferita vulnerabile.
    
          Gridar giustizia a ben far si puote
          Se nobil Forza dal Potere è mutilata
    10  E grande Genio dall'Autorità ciecato in rote
          E somma Giustizia dal Male offuscata.
    
          Lo spirto guerrier ch'entro rugge
          Giammai cheterà il verbo e la spada tratta
          Finché il cor che a tal corrotta luce strugge
    15  Ritroverà del Sole serena pace patta.
    
          Ne la fossa, è ver, tra i vili adulator morrai
          Ma in piedi da l'avello col busto ritto
          Dal tuo cor di splendor rifulgerai
          Tal che si lodi in te l’Onore e del Valor tuo sia scritto.
    
    20  Giammai può far te tremare pallida Morte e gelida Sepoltura
          Ché una provvida Sventura grava sugli uomini
          Già degni in vita per Etica e Cultura.
          Ma ad onnipotente Cronos starà il compito che l'uomo degno nomini.*
    
    
    * (Reminiscenze da Foscolo, Shakespeare e Orazio)

    [Da Riflessioni incantate, 1990]