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            …E allora ho scritto una poesia perché
            dovremmo davvero essere tutti responsabili
            quando nessun stravolgimento di mente
            ci costringe. Ci obbliga ad alzarci, a misurarci con
    5      l'Uomo. Che non c'è. Non c'è l'Uomo.
            E allora ho scritto una poesia
            quando la realizzazione del nulla, emergendo da una fonda rozzezza,
            s'insinua imperiosa nei mordi e fuggi,
            nei bronzi che durano un'ora,
    10    nell'effimero permanente,
            nel nero sbeffeggiato col suo straccio,
            nella sciocca tecnologia ostentata gratis ai semafori.
            …E allora, cazzo!, ho scritto una poesia
            per poter strillare che tutti i grandi sono stati
    15    bambini una volta (ma pochi se ne ricordano),
            e non v'è dubbio,
            non v'è dubbio alcuno che da qualche parte
            il piccolo principe vive, respira, opera, produce.
            Perché, si sa, l'essenziale è invisibile agli occhi.
    
    20    Quando si muore, si muore soli.
            E queste foglie stecchite e stizzite
            d'autunno, simboli di passate retoriche,
            varcano porte, future memorie
            (tra poco - pare - si voterà ancora).
    25    Il mio eteronimo - falcidiato spudoratamente -
            si nasconde? Oppure si dedica a ludi innocenti e cinici?
            La Tabacaria - che per altro io non posso essere
            in grado di vedere - è più aperta che mai. E viva.
            E io chi sono? Cosa rappresenta la mia visuale, la mia finestra, se
    30    non un cosmo solo piccino oppure grande
            ma lontano? E lontano significa privo di ogni
            significante incidenza.
    
            E vicino - che ovvietà, che uomo banale a dirlo! - vedo
            cavalieri che marciano (dal verbo marcire - terza coniugazione -),
    35    uomini veri pochi, inincidenti, cavalcati, sfruttati.
            E vicino, molto vicino, vedo la corsa all'oro. Questa non è
            l'America. Ma questa è l'America. Il sunto più acritico,
            la sostanza più meschina.
            E i poeti della domenica - i poeti come me -
    40    ci marciano (verbo marciare - prima coniugazione -) pavonandosi
            di profondità false, arieggiandosi di conoscenze ora retoriche ora ballerine. E si salvano
            - i poeti della domenica -, i poeti come me, con quell'assunzione di purità
            quotidiana, con quelle aspirazioni egocentriche e pleonastiche.
            E allora che direbbero Charles, Fernando, Arthur,
    45    Pablo, Eugenio? Zitti, se ne starebbero. Di fronte allo
            squallore eloquente e straripante, il silenzio - l'indifferenza - è la sola via.
    
            Non credo al perdono. E non esiste il pentimento. Il dilagare - contagioso -,
            e cazzo!, fuggirne, uccidersi, impera onesto. Onesto perché non
            insinuante. Ma dichiarato. Onore al dilagare sincero della superficie,
    50    della materia, cioè di noi. No, di Voi. Io sono
            un poeta della domenica. Ergo, me ne sto nel mio squallore.
            (Però tra poco si voterà)
    
            La donna della Bastiglia, volutamente aleatoria,
            entra al casello di Signa e se ne esce a Certosa. Centimetri, metri,
    55    chilometri di quest'autostrada ingombrante, ma tra poco anch'essa -
            anche la donna della Bastiglia - voterà.
            Tento allora di riscorgere la Tabacaria, mentre l'Altro,
            col suo nero vessillo, mi opprime. Mi comprime. Eiaculo vomito,
            quel vomito che se evacuato dal mio cane, gli avrebbe permesso di
    60    essere in vita ancora. Quel vomito antico, represso, recintato.
            Per quattrocentomilalire sono morto.
            Quando si muore, si muore soli.
            E Mariangela Dolce sa chi io sia e siccome è intelligente non ricorda.
            Oppure, o forse, o può darsi, finge di non sapere. Di non ricordare.
    65    Parole gettate. Parole, appunto. E per quattrocentomilalire - non per parole - sono morto.
            Ma Mariangela Dolce non lo sa.
    
            Il compagno Tallone sereno - lui è sereno - tra poco voterà. Integrato,
            porca puttana, voterà. Perché così siamo tutti più uniti,
            più buoni, più solidali. Ma per che? Chi mangiava ancora ginnastica
    70    il suo stomaco. Chi non mangiava ancora ginnastica il suo cranio. Non è
            noto se con su il nero vessillo.
            Per quattrocentomilalire sono morto,
            per trentaduemilalire sono rinato, vicino
            all'uomo con la barba bianca, accanto
    75    all'uomo con la barba nera. Il bianco e il nero,
            l'uno e l'altro, io e un altro, lui e l' alter ego,
            sono. Sono, appunto.
            (Ma nonostante ciò tra poco si tornerà a votare).
    
            Ode e lode, dunque, per ognuno di Voi, così lontani
    80    dalle barbe bianche e da quelle nere.
            Ode e lode a Voi, così distanti, così distanti dalla poesia,
            dall'amore, dall'odio, dalla sofferenza, dall'inquietudine e
            così vicini, così vicini, così troppo vicini alle mie ore,
            ai miei giorni, ai miei mesi. Quanti mesi, per quanti mesi
    85    mi tormenterà ancora il Vostro quello che appare è, la Vostra
            ostentata sicurezza della ragione con cui mi schiaffeggiate,
            con cui mi aiutate a andarmene sempre più? Non volete portarmi
            via. Voglio portarmi via!
            Esibire il mio culo è un piacere conturbante.
    90     Mostrare la mia anima oleosa, cavernosa, è una sublime
            dimostrazione che non donerò.
    
            Mariangela Dolce l'avevo lasciata. L'altra donna sublima i potenti
            con bambini nuovi… poveretta. E la donna della Bastiglia cerca.
            È rientrata a Signa. Percorre, corre, ricorre. So che si schianterà. Dopo
    95    i caffè all'autogrill si schianterà contro un corpo - il mio, il tuo, il vostro -
            e morirà dentro.
            Ricerco la Tabacaria, ricerco l'uomo con la barba bianca,
            desidero l'uomo con la barba nera.
            Figure. Simboli. Questioni. Dolcezze. Attimi. Amore. Unione.
    
    100  Il mio cane mi guardava. Mi guardava il mio cane. E mi ricattava.
            E come ho ceduto con amore e con i sensi di colpa a siffatti ricatti!
            Il mio cane mi guardava e io lo guardavo. E tra questi
            due musi la Tabacaria, l'uomo con la barba bianca,
            l'uomo con la barba nera, Mariangela Dolce, il nero vessillo,
    105  la donna dei potenti, la donna della Bastiglia. Si tenevano
            per mano e si guardavano e si amavano.
            Meglio girare alla larga.
            Quando si muore, si muore soli. 
    
    
    [Pubblicata nella rivista Rendiconti]