Il riccio animale, meno male dirlo mi duole, è d'indole asociale; io riccio son pure d'avide pretese di glorie disattese. 5 Notturno di abitudini, saturnino e solitario al mondo mi nascondo nel ricetto mio di letto su cui letargico m'alletto 10 da ieri ad oggi volentieri. Il riccio è ipovedente, ma tutto annusa e di fino sente perfino gli insetti erranti sotterra muoversi in tanti. 15 È un musone senza Musa, felice quindi nel manico non ciurla e ciula come un riccio. Il riccio è diffidente! Noto è il chiudersi a riccio, 20 che spiccio zompa occhio per occhio dente per dente sulle quattro zampe e a molla s'impalla in palla d'acuti 25 aculei, ricade poi colpendo ogni cosa più spinoso di una rosa, inattaccabile ed abile bile biliosa. Si pappa e si lappa il riccio le combriccole di lombrichi, 30 sgranocchia insetti e ranocchie, lucertole strappa in lacerti e i nidicoli incerti e ridicoli, parrebbe alla vipera immune ma repente soltanto spezza il collo 35 ad ogni serpente. Tutto gli scende nell'esofago, d'ogni umano ed artista non è meno saprofago. Pettinare un riccio 40 è un qualcosa d'impossibile siccome la zàzzera s'àzzera e Tziteras o Mitzeras… * Nulla teme il riccio se non della volpe l'astuta 45 zampata sul tartufo. Ai ricci piace andare facile, perciò le strade ne fan strage; sotto le ruote travolti vi finiscono in molti 50 e sgnac, datemi un cognac.* Tziteras o Mitzeras, brano di Demetrio Stratos da "Concerto dell'Elfo". Come spiega il grande, si trattava di un frammento di canto sacerdotale greco di 21 parole sulla storia di una cicala, ripetute in tre secondi e mezzo anche per mezz'ora, a velocità crescente, fino a causare un probabile stato di alterazione della coscienza (una droga povera, insomma). Nel momento in cui scrissi "La zàzzera s'azzera", ebbi ricordo appunto di Tziteras o Mitzeras. [Da Povertissement, Genesi Editrice, 2006] |
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