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          La gloria di colui che tutto move
          per l'universo penetra, e risplende
          in una parte più e meno altrove...
    
    Dante Alighieri
    
    
    
    L'io parlante non è Hànto, ovvero me medesima, ma «qualcosa» proveniente da un'altra dimensione o dall'Aldilà o da ciò che vuoi, 
    che si rivolge a me, a te, alla Terra, all'uomo (il termine uomo designa anche la collettività umana).
    
    
    
          Anatre bianche
          colture aride
          balzi sul lago
          mani di cera
          cuori trafitti
          macchine scure
          La Terra piange
          Parlale... amore...
          Parla del Padre
          digli che vede
          i tentativi dell’uomo solo
          Digli che in fondo «l’evoluzione»
          non può negare passi del cuore
          Il cuore intanto protesta e dice:
          “Fatemi fare balzi veloci
          Qui non ci trovo neanche il sollievo
          Se sono nato
          qual è il motivo?
          Ditemi
          Padre
          quale messaggio
          devo portare all’uomo in grucce
          Ditemi in fretta come salvarlo
          quella tempesta sta per sconvolgerlo
          Dite... vi prego... quale solenne
          preghiera alata devo insegnargli
          Qui crolla tutto
          vedo i palazzi
          vedo gendarmi
          uomini stolti
          Non posso adesso neanche provarci?
          Voi mi negate
          tutto?
          L’aiuto?
          Ma dunque... Tu
          che cosa hai fatto?
          Mistero?
          Allora
          mi prostro subito”
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Una colonna di fumo nero
          sembra coprire la Cattedrale
          I bianchi corvi volano in alto
          per sentenziare
          non per lodare
          Lodare l’uomo non serve a niente
          Sta divorando anche il suo seme
          Si sta mangiando tutta la Terra
          Gridalo
          uomo
          non stare fermo
          I laghi chiari sono sporcati
          da quello sterco fatto dai massi
          Anche nell’aria dove danzavo
          vedo le macchie del grave danno
          Siete in ginocchio
          le suore sbronze
          parlano al Padre
          ma senza UN NOME
          Tu lo conosci
          quello è la chiave
          per penetrare nel modo giusto
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Non ricordando quale emisfero
          sembra più adatto per il tuo guado
          tutti riuniti col grande Capo
          si sono alzati per protestare
          Ma quale NOME?
          Non lo conosce!
          Ditegli in sogno
          che si pronuncia
          muovendo (poco)
          le labbra a cuore
          e pronunciando
          sillabe uguali
          Ditele ancora con quanto fiato
          e quanti toni deve guidare
          Ditele sette
          ditele otto
          purché quel NOME
          sia conosciuto
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Se nella Terra non coltivate
          piante di zucchero
          nel sacro prese
          non credo proprio che sia possibile
          salvare il gregge da quel disastro
          Mi sembri incredulo
          ma sta tornando
          la peste
          l’uomo
          per il castigo
          Fu detto... amore...
          Fu ripetuto…
          se il gregge sbanda
          entra nel prato
          Parla del Padre
          Parla del NOME
          Sai pronunciarlo
          non puoi negarlo
          Niente!
          Le cattedre?
          Neanche gli onori!
          Continua... terra...
          coi nostri suoni
          Saranno caldi
          saranno giusti
          niente mercede
          dati per tutti
          Tu puoi salire
          ma sappi
          cuore
          che il dispiacere
          sarà sfruttato
          Preso a sassate
          con gli sberleffi
          non ti angustiare
          solleva il capo
          Guarda negli occhi
          il colpo inferto
          E’ solo stolto
          dagli un conforto
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Non può salire chi ride troppo
          mentre la Terra piange a dirotto
          e lo sai... uomo... non puoi giurare
          ché il nostro credo non lo concede
          Ma ci conosci
          Sai che il sentiero
          coi grandi sassi ti si antepone
          Perciò nel lusso non ci puoi stare
          Devi lottare contro quel drago
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Nelle mie mani fatte di zucchero
          è sceso un pianto che non è lugubre
          E’ sceso un sogno più dispiaciuto
          del salto quintuplo che fu predetto
          E’ sceso il carro senza asfodeli
          Non sono neri
          sono lavati
          da un maggiordomo
          che in mezzo ai fiori
          sa ritrovare l’acqua e gli umori
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Guardo e non so
          neanche capisco
          come una accanto
          tu possa avere
          Guardo però
          nel bianco altare
          Vedo protendersi
          il cuore da amare
          Non dico altro
          non son tornato
          fui generoso
          ma fui cacciato
          Anche potendo dare quel Sole
          non posso
          il pianto
          più sopportare
    
    
    
          * * *
    
    
    
          I rododendri con molta lena
          fecero il bagno nel lago strano
          Non fu loquace neanche l’oracolo
          Non disse niente
          fu perspicace
          Trovando il seme nel tuo granaio
          spiegò l’anelito che turba il sonno
          Trovando il fante già coricato
          non lo coprì
          ché era in ritardo
    
    
    
          * * *
    
    
    
          L’impegno preso
          mai adempiuto
          è scritto in alto
          nel fuoco sacro
          L’impegno audace
          di un bruco stanco
          può sollevarsi
          contro il tiranno
          Parole astruse
          poco lucenti
          sembrano sassi per i perdenti
          Invece il suono vi deve dare
          quel nutrimento per intuire
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Se non ritieni
          uomo speciale
          di avere in mano potere nudo
          forse non serve neanche parlare
          di un tuono alato che vuol colpire
          In questa Terra
          bagni nel sole
          fanno la pelle come le piaghe
          In questa Terra
          solo un sovrano
          può sentenziare senza sbagliare
          Nei testi sacri ci puoi trovare
          messaggi e verbi per calcolare
          ma non vi basta
          non sai che l’uomo
          li scrisse senza le braccia salde?
          Non sai che l’occhio moltiplicato
          non esisteva nel corpo atavico?
          Come una palla senza capelli
          saltava e basta
          neanche parlava
          E nella bocca
          strano orifizio
          non c’era suono
          solo un barlume
          poi con la carne
          discese in basso
          la lunga scala risale adesso
          Ora vi guardo
          «l’evoluzione»
          ha un tono basso in quel sermone
          Sono potenti le altre parole
          servono meglio per disquisire
          Basta quel NOME
          ve l’ho già detto
          Ora sorridi
          tu sei un portento
          Basta cercare
          chiederlo al Sole
          Mai fu negato
          se per salvare
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Su rupi vergini scende quel Sole
          non sa trovare l’uomo da amare
          Non sa notare
          Lui
          forestiero
          qual è la gamba da trasformare
          Non sa trovare neanche quel cuore
          fu segnalato dall’emisfero
          ma nella selva troppo rumore…
          lui desistette
          discese il Padre
          Con una corda fatta di abbracci
          volle legarlo con i suoi lacci
          ma rifiutava
          gli occhi bendati
          La selva dunque
          ne approfittava
          Nel fatto adesso posso indicare
          quale tragedia vi ruppe il cuore
          quale misfatto fu organizzato
          per non lasciarvi…
          Sangue del bruto!
          Sangue sbagliato
          preda veloce
          saltò d’un tratto…
          LUI se ne accorse
          Non fece in tempo neanche a segnarlo
          Fu molto forte
          scappò e fu salvo
          Nella mia storia metto un messaggio
          sia la tua targa nel gregge stanco
          sia come un bacio
          come un regalo
          Che posso dire?
          L’ha dato il Cielo
          Ora comprendi quale nascosto
          tragitto scelto fu preparato?
          Sembrano gruppi
          sono gli amici
          ma quante volte non sono saggi
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Contrade lunghe senza orizzonti
          colgono al volo patemi lugubri
          Forse non piange neanche il soldato
          ché vede in tutto l’orma del Padre
          Perché parlare?
          Perché gridare?
          Non serve a niente
          se il piede è zoppo
          Se incespicando non vede il fosso
          prova... ma bada!
          Sia pronto
          il laccio
          Quel bruto avanza
          pronto a colpire
          chi frettoloso
          cammina male
          Se tu vedessi balzi grotteschi
          non stupiresti
          ma ti armeresti
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Se l’uomo stanco pieno di rami
          non si protende verso quel lago...
          che posso farci?
          Pianga suo Padre
          Senza le foglie non può salire
          Non posso ancora perdere tempo
          Suolo che asfissia
          Sono un arcangelo
          Sono diverso
          e adesso piangi
          ma se rinunci
          io non rimango
          Chiamo il cocchiere 
          Sono occasioni
          che porgo in fretta
          senza gli onori
          Se il cuore arretra
          ma non lo vedi?
          Che posso farci?
          Guardati i piedi
          Nel tuo cammino ora sei monco
          non mi raggiungi
          piangi e mi supplichi
          Ti avevo detto
          caro terrestre
          di fare in fretta
          Sei forse stolto?
          Sei stato attento?
          L’hai fronteggiato?
          Saggio?
          Protervo?
          Ma ti voleva…
          Si fece in quattro
          quei masnadieri
          lanciò nel campo con dardi neri
          E noi reagimmo col fuoco sacro
          ma dimmi
          uomo
          cosa pensasti?
          Cosa dicesti?
          Sangue del bruto?
          Te lo ripeto:
          “Si fece in quattro”
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Non ho mai detto
          te lo confesso
          che farsi in quattro lo rende forte
          Non ho mai detto che vince sempre
          Lo fronteggiamo
          se Lui acconsente
          Fatti quei passi
          noi vi diciamo
          di esser guardinghi nel verde prato
          Sono asfodeli
          Sono truccati
          Col piede destro
          tocca quei sassi
          Tocca la neve
          guarda gli uccelli
          Le ali vi parlano
          sono fratelli
          Non fate niente per contrastarli
          ché i corpicini sono indigesti
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Lampi nel cielo
          suoni assordanti
          fiamme veloci
          mani coi guanti
          cattedre ambite
          studi speciali
          sogni da dare
          baci di sole
          Ora la sintesi
          Viene il rimbrotto
          Scende la voce
          Ecco il messaggio
          Niente più verbi
          Niente parole
          Torna da solo
          non ti angustiare
          Guarda nel cuore
          Gli intellettuali
          non sanno dire cose del cielo
          Tu sei già pronto
          forse un po’ ardito
          ma nella reggia molto seguito
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Nella mia cesta fatta di stelle
          ci ho messo rami
          nel prato scelti
          Nella mantella che mi protegge
          sono incollate mani di ancelle
          Nei piedi alati
          fatti di vento
          sono spuntati quegli indirizzi
          Nelle mie mani
          senza le dita
          sono poggiate storie mai scritte
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Scendo la sera
          nel tuo giaciglio
          Vedo sconforto
          lacrime amare
          Sei contrariato
          Verbi di sciocchi
          Concetti labili
          Sermoni stupidi
          Non sanno neanche nomi di regni 
          Quale sovrano
          qual luogo strano
          Mi sanno dire
          gli intellettuali
          solo le forme senza intuire
          Nei miei registri sono annotate
          disquisizioni
          lunghi discorsi
          Non posso dirti che approderanno
          nel mio mistero imperscrutabile
          Se posso adesso fare il severo
          tu li seguisti preso dal branco
          Fu detto
          pensaci
          fu detto
          guardami
          “Luogo lontano da chi non vede”
          Solo i sentieri mi sanno dire
          per quante volte sei stato accorto
          Conto i macigni
          vedo ferite
          ma sono aperte
          neanche guarite?
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Cuore turbato
          nell’arcipelago
          vedo le navi pronte a salpare
          Vedo al timone ciò che aspettavi
          Perché ora piangi coi prediletti?
          Negli orizzonti pieni di falde
          sono seduti gli elfi e le fate
          Loro applaudivano mentre nel forno
          mettevi carne per indorarli
          Era un cammino
          non lo approvavo
          ma i grandi capi non mi ascoltavano
          Volevo sole
          volevo stelle
          Niente
          nel pozzo
          Solo le ancelle
          Tu fosti scelto
          ma nella Terra
          gli avvenimenti erano in fila
          Reincarnazioni troppo noiose
          Volevo in fretta prenderti in braccio
          Ma son contento
          se ti ho aspettato
          vuol dire
          uomo
          che non potevo
          cambiare i cicli
          muover proteste
          ché il trono avrebbe tonato contro
          Permetti un ballo?
          Porto il violino
          porto un tappeto fatto di stelle
          e al musicista che viene in pista
          dico di dare la nota giusta
          Mentre ti guardo
          cuore speciale
          sembri leggero
          sembri insolubile
          come sostanza deteriorabile
          là vi vedevo
          lotta terribile
          Per questo il Padre disapprovavo
          “Manda una dama, fallo rubare”
          Fu sentenziato l’altro percorso
          Non fui ascoltato
          ma ora intuisco
          Ora ti dico che anche quel sale
          fu grande medico nel tuo giaciglio
          Ora ho parlato forse un po’ troppo
          forse toccando ferite aperte
          Ma non rispondi
          tu sei prostrato
          dunque nel ballo non sei cambiato?
          Rispondi
          Parla
          Tu l’hai intuito
          Perciò sorridi?
          Musetto discolo!
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Guardami... uomo... stai ascoltando?
          Vi sto parlando di alte emozioni
          Nei tuoi sermoni sono diverse
          Incespicanti... molto complesse
          Così è la mano
          Così l’incedere
          ma serve adesso disimparare
          Le biblioteche del vostro campo
          sono solerti
          però in letargo
          Ora vi dico che anche nel seme
          c’è un Libro sacro disconosciuto
          Leggilo ancora
          non perder tempo
          con gli argomenti scelti dal branco
          Non disconosco nel pozzo antico
          quale funzione gli fu attribuita
          ma posso
          uomo
          ché sei cresciuto
          dirvi che in fondo non ti servivano
          Nel mare immenso le bianche pietre
          son galleggianti sotto le stelle
          Fanno un connubio per il convivio
          Tu sei invitato
          Mi ascolti, bruco?
    
    
    
          * * *
    
    
    
          DOLCI CHITARRE MANTENGONO ALTI
          GLI UMORI E IL RESTO
          NEI CAMPI SEGNATI
          ORA LA MERCE NON VIAGGIA SICURA
          MA NELL'ALTURA C'E' UN MITRA SPIANATO
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Manti di rose non sono capricci
          Fogli di carne non sono veraci
          Mandorle chiuse non si aprono
          amore
          se il cuore tace e bestemmie rivuole
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Soltanto un capo saprebbe spiegare
          e ti arrovelli mostrando anche il fiele
          per fatti andati
          crudeli tragitti
          Noi ripetiamo:
          “Fu giusto, capisci?"
    
    
    
          * * *
    
    
    
          La sera scende
          promette
          poi sbaglia...
          dopo ci lascia
          quel gregge che sbanda
          Lunghi sbadigli
          noi siamo un po’ incerti
          Su... cuore triste...
          risveglia i tuoi sensi
          Parlaci ancora di antiche battaglie
          Ricorda ancora che il vile baratto
          ti fece immondo
          ti fece capace
          di trafugare tesori speciali
          Parlaci ancora di un uomo assai truce
          e di un artiglio più ottuso di un ferro
          Prova a spiegare qual gusto terribile
          ti ritrovasti nel sogno indelebile
          Porgi le mani ma senza mentire
          Dammi la bocca con fili d’amore
          Sappi cantare la nenia dei bimbi
          Non esser triste
          rimangia i miei semi
          Dammi l’ardore di uomo rinato
          Nel lago nero da gnomi protetto
          Dammi la scure che fece il disastro
          La spezzo e adesso
          terrestre
          ti bacio
          Bacio la fronte e mi accorgo commosso
          che molte piaghe di nuovo ritrovo
          Bacio la guancia più rossa del solito
          E’ stato un graffio
          conosco quel male
          Guardo stanotte quei morsi di sangue
          Non fosti padre
          ma sappi che vissero
          Bocche affamate che ti hanno ferito
          con urla bioniche
          di terra vestite
          Ora il bilancio non è dei migliori
          se ti lamenti ed ancora ci ignori
          Sta scritto in alto
          nel Libro fedele
          che il bruto aveva
          di agire
          il dovere
          E non stupire
          conosci già tutto
          ora il tuo broncio è perfino inadatto
          Sulle ginocchia ti impunti con rabbia
          ma tu sei saggio
          brucasti nell’erba
          Anche nei fogli
          l’hai detto  iersera
          Tutto descritto
          minuscole ore
          per questo il dito puntiamo sul fatto
          sarà crudele
          ma è stato guidato
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Non è un servigio
          non è altolocato
          non è di mare
          non è bieco aratro
          E’ solamente un pastore errabondo
          che cucinava quei pasti e le fionde
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Noi siamo ermetici
          sul serio diciamo
          parole sante che in basso ignorate
          ma se nel volgo vuoi starci
          e spiegare
          interloquire col sacro è un dovere
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Ma con le madri
          coi fazzoletti
          non posso neanche lavare i vestiti
          Son circospetti quei voli sui tetti
          Non basta il cuore
          la fine dei gesti
          Non basta il seme di un uomo cambiato
          Moti sbagliati
          nel campo funesti
          Non basta avere le mensole chiare
          Tergiversare scompiglia il sermone
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Guarda quei fanti
          non furono scelti
          come padroni
          di fruste muniti
          Guardali adesso
          ché sono i tuoi lampi
          Giunge l’araldo a spiegare gli affanni
          Vuole assopire i tuoi sensi accaldati
          Vuole morire sciogliendo i peccati
          Vuole provare
          Rispondi... bel cuore...
          Non vuoi lasciargli anche un frutto col sale?
          Può riprodurre su cerchi concentrici
          figure umane con grandi presagi
          Con i diamanti portati dai venti
          può cucinare le voglie dei santi
          Può dire molto
          la storia e la fisica
          farle di nuovo
          le scienze perfette
          Sono soltanto concetti già monchi
          quelli che il gregge ripete
          son stanchi
          Se le materie studiate nei banchi
          fossero dette col metro sapiente
          molti dottori sarebbero avanti
          col mite volgo che avanza studiandoli
          Rispetto al volgo c’è un baldo guerriero
          col sangue sparso
          dell'uomo che sale
          e non poteva vedersi anche l’esito
          della battaglia che volle anche ucciderlo
          Quello fremeva
          non vuol rinunciare
          al pasto caldo coi vermi trafitti
          Quello ci prova!
          Balordo sciupato
          Rimane in alto per pura mercede
          Col fuoco sacro l’abbiamo colpito
          mentre la carne gridava ferita
          e con un balzo stupito e potente
          quasi distrusse la forza del santo
          Ma nei cipressi tu c’eri già stato
          Non camminavi su gomme sgonfiate
          Nella cisterna ci avevi buttato
          grembiuli sporchi coperti di fango
          E nelle mandorle bianche del cielo
          non c’era dentro né il lusso né l’oro
          Troppa baldanza
          rifiuta il tuo regno
          Chi non avanza
          non merita il pegno
          Chi non volesse capire il sermone
          fatto di sangue
          di lacrime amare
          non è un soldato che merita pregi
          Ritorna indietro
          nel campo dei piccoli
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Mitra spianati
          Proiettili prendi
          Se riarmi i denti
          l’avorio reclama
          Sostanza pura di bocche segnate
          non può approvare movenze macchiate
          Può solamente sognare coi fanti
          ché tutto il senno riveda gli eventi
          ma sono spenti
          son puri cristalli
          come gli anemoni
          cuori sfiniti
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Voli notturni su teste bendate
          La guerra giunge
          l’ha vista chi ama
          Rivela adesso soltanto la trama
          Solo prudenza
          ché il popolo trema
          La gente in fasce purtroppo si riarma
          Quintuple marce nei cieli sereni
          Scendono in gruppo
          ché sentono i tuoni
          Col predominio si sono incontrati
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Forse per tema
          per puro ardimento
          rivedo il guscio
          Nel nulla fu spento
          Quel tentativo fu fatto più volte
          dal dito audace coperto di fasce
          Forse la dama poteva riuscirci
          Nel centro cosmico
          la mano felice
          Son stati balzi di un popolo inerme
          che non voleva cadere nel fango
          Ma quella stella cometa
          pregata
          non disse nulla per fare più in fretta
          Nei vari cicli descritti
          terrestre
          vedo i tuoi occhi brillare stupiti
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Musi più turgidi
          corpi segnati
          dal lampo incredulo che bagna i fuggiaschi
          Bagna la mano di un cuore ferito
          che fu redento dal cielo commosso
          Bagna... la pioggia...
          la mandorla chiusa
          che protestava per essere presa
          Bagna nel volgo lo stupido cuore
          Sale la voglia di avere quell’oro
          Sale col manto di grande sovrano
          un uomo alato che volle provarci
          Fu torturato dal volgo nei campi
          per rivelare le formule audaci
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Nei solchi adesso
          di fango coperti
          non vedo luce
          non vedo diamanti
          Vedo la coltre
          si arrampica salda
          e come l’edera
          appare spavalda
          Vedo una mano con sette porzioni
          scendere piano fra i grandi predoni
          Vedo che sceglie le primule amare
          per il ristoro del corpo ancestrale
          Vedo anche un cuore chiamato per nome
          che non risponde a quel suono che freme
          Fu battezzato catrame del suolo
          Non vide subito la marcia nuziale
          Ora le trombe di nuovo vestite
          sono già pronte col giusto diadema
          Furono grida
          frustate feroci
          ma resistette
          adesso è dei nostri!
    
    
    
          * * *
    
    
    
          PER UN PUERILE ACCATTONAGGIO DI FERMENTI
          TROVO ANCHE SASSI NELLA STRADA DEI PERDENTI
          PER QUESTA VITA CON LE SPADE ACUMINATE
          VEDO DI NUOVO QUEI VALORI SUPERATI
          PER ALTRA NEVE CHE DISCENDE LENTAMENTE
          HAN FATTO MURI CHE TRATTENGONO LE ACQUE
          PER QUESTO NOME CHE CREDEVI ALTOLOCATO
          STAI RIMPIANGENDO L'ALTRO CICLO
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Ora col suono non mi posso avvicinare
          Col manto scuro posso ancora regredire
          Ti devo dire
          mio soldato che si impenna
          che molte danze mi ricordano la Gehenna
          Non posso neanche elucubrare nella stanza
          Provare gioia mentre il male sopravanza
          Vorrei soltanto rivelare che vi amo
          Il sole porgo
          in questo sito abbandonato
          E con parole voglio darvi sacri unguenti
          che sempre porgo ai bravi sudditi splendenti
          Ecco... terrestre...
          prendi pure la boccetta
          E’ assai speciale
          Dopo
          uomo
          la promessa
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Sono quegli Astri ben lontani dalla Terra
          Sono gli amori
          ne vorreste fare incetta
          Sono le voglie che vi attaccano
          padrone
          di un grande solco che fu fatto per tornare
          Gli avvenimenti sono stati un po’ cambiati
          da chi la fede ha riguardato senza lenti
          e nei puntini
          in quelle virgole piegate
          c’è molto Verbo
          ma i sapienti son distratti
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Nelle serate ripetute con la noia
          c’è un archibugio che si approssima indolente
          Un grande mare che sconvolge il continente
          Un giglio bianco che la nube tien distante
    
    
    
          * * *
    
    
    
          In questo largo panorama che descrivo
          ci metto un Verbo
          qualche cosa di non detto
          Non posso avere la prestanza
          le parole
          per dire meglio quale fatto vuole
          il male
          Non posso neanche accomodarmi sulla sedia
          della tua camera di uomo che si adegua
          Anche il respiro che talvolta chiami fiato
          non lo possiedo…
          Son diverso
          son cambiato
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Fra quelle nuvole che usate per la pioggia
          ci sono luoghi altolocati e sconosciuti
          e nei pianeti che vi sembrano assai spogli
          popolazioni di ogni genere vi osservano
          I microscopi che mettete sopra gli occhi
          non son puliti con le stoffe dei maestri
          e le parole che scrivete in molti saggi
          sono puerili
          non rivelano i motivi
          Le vostre scienze sono dotte
          rispettabili
          Le nostre invece sconosciute e maltrattate
          ma è tutto giusto in questo campo disegnato
          fu calibrato il passo
          l’uomo
          e tutto il resto
          Parlo con calma per non farti impensierire...
          per non costringerti
          la scienza
          a contestare
          Molto rispetto
          terra
          vedo nei tuoi occhi
          per questo adesso dico bene i miei concetti
          Per questo parlo delle nuvole descritte
          Conosco i fanti
          poi più su
          quei troni alati
          C’è una bilancia
          so che qui la chiami fretta
          che mi sollecita da ieri preoccupata
          Chi sa?
          Domani... con il corpo trasformato
          mi parlerai dei lunghi viaggi misteriosi
          Non sono astrusi
          complicati e inesistenti
          Fosti una piuma
          In altri luoghi li provasti
    
    
    
          * * *
    
    
    
          I sodalizi ti rinfranchino... terrestre...
          I matrimoni con le lunghe processioni
          Le ardite marce nei sentieri che anteponi
          alla scalata cominciata proprio ieri
          Il sogno avanza
          e la tua essenza non protesta
          Con questo spirito si nutre
          e lo sopporta
          Guarda che il vento non è stato menzognero
          quando diceva:
          “Stai soffrendo, ma c’è il sole”
          Tu non potresti mai vedere qual disastro
          fu necessario ordire
          darvi quell’inciampo
          Tu non potresti mai resistere
          terrestre
          se descrivessi quanti intralci già in sordina
          Però son certo di una cosa
          - dolce brina -
          tu sei tenace
          con la spada e con la luna
          Guardo e sorrido quando vedo la tua lena
          fissare il male che indietreggia a testa china
    
    
    
          * * *
    
    
    
          Ci sono storie
          avvenimenti spaventosi
          tragitti
          corse che le genti non conoscono
          Se rivelassi quei ritratti nel percorso
          tu moriresti di terrore insieme al volgo
          Se tu sapessi quante trame
          quanti blocchi
          spingono l’uomo
          ché sui sassi si inginocchi
          forse diresti con le mani assai congiunte:
          “Ma dunque il Padre non voleva tutto questo!”
          So... uomo dolce... che la selva disconosce
          l’amor paterno rapportato a quei disastri
          e non capisce nella Terra consumata
          perch’egli
          ignaro
          lascia i folli a scorticarla
          Se tu sapessi qual percorso
          quale sito
          non punteresti neanche adesso il tuo bel dito
          ma chineresti anche la testa con rispetto
          e nei giudizi metteresti il verbo giusto
          Ed anche i capi
          nel mentire
          nell’agire
          non fanno niente per segnare ciò che dico
          per ciò quel volgo non rinasce dal letargo
          e tutto cade
          ti assicuro
          cade e morde
          Ora mi sono finalmente dilungato
          Son stato chiaro?
          Sei persuaso dal concetto?
          Vedo che il lampo fa un segnale che mi spetta
          Devo tornare
          mi allontano molto in fretta
          Ti bacio in fronte
          come sempre redarguisco
          l'ira funesta
          la vendetta
          l’astio immondo
          Vedo che il cuore più non palpita con rabbia
          Vedo che il mento è rilassato
          non protesta
          Vado... terrestre...
          Dammi un bacio
          fallo in fretta
          Sento che arriva il messaggero che mi aspetta
          Non posso stare col «pericolo» che avanza
          Se rimanessi
          sarei molle
          senza forza
          Adesso torno
          non scordare la mia cena
          Fammi un saluto
          La tua mano non mi frena
          La stringo ancora
          ma la lacrima è regina?
          Cosa vuoi dirmi?
          Ti spaventa la fucina?
    
    
    [Lirica di proprietà dell'autrice]