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          Quegli istanti di luce e di bianco 
          in che l'anima mia rugiadosa cresceva,
          scevra da pena e da tremito stanco,
          nutrita dal sogno del cuor che sperava
      5  - quel tempo sereno, cinto da dolcezza,
          dai bocci squisiti di idee delicate,
          quel mondo screziato di gioie colorate,
          palpitante e pregno di gigliacea bellezza
          - tutto è morto, è cenere e terra,
    10  è memoria assoluta e sempre più fioca,  
          diluita in un buio mar procelloso.
          Non v'è che il corrusco clangor della guerra
          che mi porto dentro, e sempre più poca
          è la forza residua del cuor mio confuso.
    
    15  Cos'è proseguire l'impervio cammino
          del vivere, passar le stagioni,
          se non il morir delle belle canzoni
          ch'il Sogno sussurraci al volto vicino?
          Non va ogni brillore scemando, 
    20  la realtà rendendosi a noi manifesta?
          Quel ch'era un tempo cagione di festa
          non è ora inezia, com'è inezia il mondo? …
          "Venga il tempo in cui ci innamoriamo":
          cantava in tal modo una poesia sofferta,
    25  di quiete tingendo un profondo tumulto.
          Ma adesso ch'è giunto, adesso che amo,
          non ho che l'offesa al petto mio inferta,
          e mutato è il Sogno in remoto singulto.
    
    
    [Lirica inedita di proprietà dell'autore]