I
S'apre il silenzio in brevi singhiozzi
come una musica asciutta di piano.
Nella sordina degli alti tendaggi
va a naufragare l'elastico arpeggio
5 che sale a grappoli in tondo agli affreschi.
Sul fil di ragno si muove la notte.
II
Mi aspettavo che alzassi nero il velo
la chioma irsuta del pino marittimo
l'arso silenzio di canne in bonaccia
tu col segreto del vetro piĆ¹ scuro
5 per distillare la malinconia.
Dall'ansioso risveglio del caldo malato
dai fantasmi impalati nei treni e nei tram
evaporando l'inganno del giorno
torno al tuo abbraccio e riordino il mondo
10 per distillare la malinconia
III
Spegni questo meriggio
la tua ombra chinando con dolcezza
come la nonna sulle ultime braci
del focolare al vespro.
5 Altro il giorno non gode
che una opprimente questione di accenti
arida disciplina
sul bordo acceso di nubi d'acciaio
sopra lo smalto abbagliante del mare.
10 Non ha metrica alcuna
la tua tenebra assente
affannata ma uguale
quando va ad inghiottire i cirri torbidi
e l'orizzonte elude
15 e confonde anche Dio.
Adagia pure le ali tue immense
su questa carne malata e dolente
dove l'anima mia muta inciampa.
Ora il becchino fiuta il mio odore.
[Lirica inedita]
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