Un piccolo verme rugoso di cent'anni
Striscia sulla tua ombra d'assenzio
Una sottile rimanenza di saliva
Percorre la tua umida tenebra
5 Più lenta della mia lacrima
Più sorda del fastidio antico.
Ombra offesa del mio bene schivo!
Verità della mia vita!
Occhi della mia notte
10 Gagliardi furibondi e leali
Alberi maestri di caravelle disilluse!
Guardo le mie mani
Una volta ben nascoste nelle tue
Ora lingue di carne dischiuse
15 Bene opposte
Per afferrare rami robusti
Per lacerare l'aria soffocante.
"Vermicel canuto e rugoso
Com'è impreciso il nostro andare
20 Imprecisa pure l'incompletezza
E com'è perpetuo l'affanno
Di chi giace ventre a terra!"
Sono caduto come un largo arpeggio
e non c'era più nessuno
25 La molle creatura, la saliva, gli ospiti cortesi
Dissolta la tua ombra nella mia
Non c'ero più neanche io
Ero già morto poco prima.
[da Simulacra. Dicembre 2001]
|